TRAMA
Nella primavera del 1963 l’adolescente Miki e i suoi genitori ritornano a Budapest dopo aver vissuto per quattro anni in America.
RECENSIONI
Grande successo in patria, questo hungarian graffiti è un’operazione-nostalgia colorata e brillante in cui il rock si afferma come primario linguaggio di rivolta sociale in una società in trasformazione e irreggimentata dal Sistema. Commediola senza pretese intellettualistiche, raccontando con toni scanzonati l’avvento degli influssi esterofili nell’Ungheria comunista degli anni Sessanta, indulge, in odor di Grease, al musical imbrillantinato e giovanilistico. Purtroppo l’opera poggia su una sceneggiatura meno che pretestuosa, che non premia gli indiscutibili sforzi compiuti invece sul piano della ricostruzione d’epoca e della messinscena, piuttosto accurate.
