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LUPIN III: THE FIRST

Titolo Originaleルパン三世 THE FIRST
NazioneGiappone
Durata93'
Interpreti
Musiche

TRAMA

Anni 60, Lupin III è a caccia del diario di Bresson, che contiene gli indizi per raggiungere uno straordinario tesoro. Per cercarlo dovrà allearsi con la giovane aspirante archeologa Laetitia.

RECENSIONI

Lupin the Third - The First​: cosa vuole dire questo parossistico, all’apparenza antitetico, titolo? Può suggerire l’inizio di un ​franchise in CG, di cui questo film è solo il primo episodio, e/o anticiparne uno dei ​twist​, ovvero il coinvolgimento indiretto del francese e letterario Arsenio Lupin, nonno di questo magnetico Lupin III creato nel 1967 da Kazuhico Kato, in arte Monkey Punch, che, poco prima di morire, ha dato la benedizione al progetto. Ennesimo figlio di quell’imperante operazione nostalgica di riscoperta e riadattamento (di forma e/o contenuto) delle ​properties del passato, il film si pone come primo, evidente e forse unico obiettivo quello di riproporre in CG il look 2D dell’​anime​; e ci riesce egregiamente. Gli studios TMS Entertainment e Marza Animation hanno investito tempo e denaro per ricreare non solo lo stile ​anime delle pose, ma soprattutto le esagerate espressioni dei celebri personaggi (su tutti il sorriso birichino di Lupin col suo caratteristico labbro all’insù) dal ​lip sync,​ come da tradizione, minimale. L’approccio alle animazioni, invece, cambia notevolmente, più vicino a quel manierismo occidentale ormai tipico delle produzioni in CG, studiato e insegnato in gran parte delle scuole di animazione e diventato, di fatto, lo standard attuale che, se poco curato, può risultare in una certa legnosità, tipica di molti videogame e qui presente soprattutto nei personaggi secondari, complice anche un ​design e un ​lighting​, in alcuni casi, poco ispirato. Esente da tutto ciò è Lupin, anche perchè più di tutti si presta, nelle numerose ​gag slapstick,​ ad animazioni molto ​cartoon che omaggiano, se non addirittura ricalcano, quelle dell’​anime.​ Per gli sfondi si è invece optato per un maggiore realismo, che sorprende per fattura - si tratta pur sempre di un film ​low budget - e per l’inattesa armonia col restante comparto grafico.

Sfortunatamente non si può dire che lo stesso sforzo sia stato profuso in fase di scrittura dove ci si limita semplicemente a gettare nello script tutti quegli elementi che, sulla carta, definiscono una classica avventura ​à la Lupin III: l’ingenua ragazzina dal passato misterioso, la ricerca di un tesoro tanto inestimabile quanto pericoloso, l’inaffidabilità della bella Fujiko, la complicità fraterna di Jigen e Goemon, l’affettuosa ossessione di Zenigata, e ancora il coraggio del sacrificio e il dinamismo dei mirabolanti inseguimenti a piedi o in 500 - ormai potenziati dall’uso di una camera virtuale sempre più sfrenata - che, prima di oggi, hanno visto il loro apice nel miyazakiano ​Il Castello di Cagliostro ​(1979), una delle avventure più riuscite e preso, innegabilmente, come punto di riferimento dal nuovo team di artisti, che si lasciano però sfuggire l’ultimo, fondamentale tassello: la poesia, quella che ad esempio echeggia nella torre del suddetto castello durante l’incontro tra Clarisse e un Lupin un pò cavaliere un pò mago, che promette la libertà alla ragazza, regalandole, in un numero di illusionismo, un fiore e un sorriso. Dopo un’ottima partenza il film si accascia su scontatezze di trama, pigre risoluzioni e assurdità storiche - se vogliamo anche queste presenti nella serie originale - arrivando a scomodare un forse redivivo Hitler e la minaccia di un’improbabile resurrezione nazista, elementi che, forse, non infastidiranno il pubblico di riferimento, ovvero quegli ormai cresciuti fan, occupati piuttosto a stupirsi della riuscita traduzione “tridimensionale” del loro beniamino d’infanzia.