Drammatico, Netflix, Recensione

L’UOMO IN PIÙ

NazioneItalia
Anno Produzione2001
Durata100'
Sceneggiatura
Fotografia
Scenografia

TRAMA

Napoli, anni Ottanta. Due persone che si chiamano allo stesso modo hanno analoghi problemi in ambito professionale e personale: uno è un calciatore la cui carriera, del resto ormai agli sgoccioli, è distrutta da un incidente di allenamento, l’altro un celebre cantante, che finisce nei guai e nel dimenticatoio a causa del suo amore per le ragazzine e la cocaina.

RECENSIONI

Chi è l'uomo in più del titolo? È solo l'invenzione tattica su cui Pisapia, lo stopper, cerca di fondare la propria carriera di allenatore, decisamente restia a decollare? Forse l'uomo in più, anzi, gli uomini in più sono proprio loro, i due Antonio le cui esistenze si somigliano, si sfiorano e finiscono per sovrapporsi (nella vendetta finale): "in più" rispetto ad un mondo in cui, secondo Woody Allen, «oggi ti adorano e domani ti sparano», ad un ambiente nel quale proliferano gli adulatori, i parassiti, quelli che corrono in soccorso dei vincitori ed a causa del quale, alla fine, neppure le persone più ai margini, gli amici all'apparenza più cari (il ristoratore amico di Pisapia il cantante) sanno resistere al richiamo dei soldi facili.
Ennesima variazione sui temi sempreverdi dell'alter ego e dell'eroe solitario e "contro" (prima di tutto contro se stesso), l'opera prima di Sorrentino si presenta come una classica commedia drammatica, che si solleva dalla banale schematicità del soggetto attraverso una messa in scena liquida e lunare, che inventa (anche grazie all'apporto del direttore della fotografia Pasquale Mari e dello scenografo Lino Fiorito) una Napoli inconsueta e spettrale, valorizzando come meglio non potrebbe le prove diversissime, ma ugualmente emozionanti, dei due protagonisti: se Andrea Renzi opta per un sottotono disarmante quanto (auto)ironico, Toni Servillo, letteralmente scatenato, rende credibili gli eccessi e le malinconie di un personaggio potenzialmente macchiettistico.
Qualche passaggio debole (gli amori di Pisapia lo stopper) è riscattato dalla struttura del racconto, coraggiosamente ellittico (ad esempio a proposito dell'incidente alla base delle difficili relazioni familiari di Pisapia il cantante): il non detto carica il film di un fascino oscuro quanto ammaliante.