Avventura, Horror, Recensione

L’ULTIMO DEI TEMPLARI

Titolo OriginaleSeason of the witch
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2010
Durata95’

TRAMA

1342: i cavalieri Behmen e Felson disertano le crociate perché non vogliono più uccidere innocenti in nome di Dio. Accettano di scortare una presunta strega in un monastero, dove il libro di Salomone ed un rituale libereranno la zona dal sortilegio della peste.

RECENSIONI

Dipanato in modo più sobrio ed assennato, questo racconto di cavalieri al servizio della Chiesa, fra streghe e demoni, possedeva qualche attrattiva: affascinanti location fra Budapest e Salisburgo, consoni effetti speciali, temi intriganti. La sceneggiatura di Bragi F. Schut e la regia, invece, sciorinano un‘accozzaglia incoerente di ingredienti risibili. Dominic Sena cammina per segni pubblicitari: se, ad esempio, deve trasmettere il senso di colpa da mattanza dei crociati, prima soddisfa il lato spettacolare della battaglia, poi si accontenta del volto sofferente di una bella donna trafitta dalla spada dell’eroe. Tutta la sua messinscena privilegia l’effetto grossolano, tralasciando la credibilità della sostanza. Le sue opere, in effetti, funzionano solo quando mette la perizia tecnica al servizio di script che viaggiano da soli (vedi Kalifornia, Codice: Swordfish). Quello di Schut ha la controindicazione di mettere troppa carne al fuoco: all’inizio l’opera sembra l’ennesima requisitoria contro il potere temporale della Chiesa (le streghe innocenti uccise: i templari non c’entrano niente e i distributori italiani sono alla frutta); in seguito, invece, per approdare all’horror satanico con esorcismo, le ragioni della Chiesa le abbraccia (involontariamente) in toto. Un buon regista avrebbe saputo ovviare a tali lacune e incoerenze, ed avrebbe evitato la platealità orrifica-spettacolare nel mostrare piaghe e demoni, dato che uno dei punti di forza del racconto è l’ambiguità della protagonista (strega o vittima?). Sena, invece, spettacolarizza tutto, rasenta il ridicolo involontario laddove si prende troppo sul serio, mentre la trama descrive eventi sempre più sopra le righe. In modo ancor più grave, non s’avvede di errori scult della messinscena (esempio: Perlman e Cage che, alla ricerca della strega al buio, si spaventano a morte nell’incontrarsi, pur illuminati dalle torce).