Drammatico, Recensione

L’ULTIMA VOLTA CHE MI SONO SUICIDATO

Titolo OriginaleThe Last Time I Committed Suicide
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1997
Durata92’

TRAMA

Un brano della vita del giovane Neal Cassady, discepolo di Jack Kerouac. Esistenza sregolata e un amore che lo richiama, invece, all’ovile.

RECENSIONI

 Macchina da presa a mano, inserti in bianco e nero, flashback, punti d'inquadratura ricercati, montaggio spezzato e commento jazz: Stephen Kay s'esibisce in troppi virtuosismi gratuiti, soprattutto in apertura ma riesce anche a catturare con la sua sceneggiatura lo spirito "beat" d'un protagonista che ha la sensibilità del poeta e il tormento della libertà, non sapendo decidersi fra il sogno di una vita normale e la voglia d'essere ribelle alle convenzioni. Il destino crudele ci mette lo zampino (angosciante, snervante il passato che lo frena nella fatidica ultima notte) ma forse c'è anche del vero nelle parole del disperato personaggio interpretato da Keanu Reeves, quando legge negli occhi di Cassady la strada (il film s’ispira proprio a una lettera che Neal Cassady scrisse a Kerouac e quest’ultimo scrisse ‘On the Road’ pensando a Cassady), l'avventura e le donne, non la casetta e la famiglia. Cassady desidera e allo stesso tempo rifiuta un angelo (la dolce Claire Forlani), è un personaggio complesso, contro il perbenismo ma non a tutti i costi "contro", perché certe volte il Destino è segnato, al di là delle ideologie: è così che ci si suicida più volte, negandosi una (parvenza di) felicità.