TRAMA
Ben Cameron ha sposato una donna per farla uscire di prigione sulla parola e portarla nel suo nuovo ranch. Ma lei dichiara di non amarlo e torna con il suo ex, che chiede a Ben di scortarlo oltre il confine con il milione di dollari rubato.
RECENSIONI
Il racconto di Harold Jacob Smith, "The Highest Mountain”, le prove di Ray Milland con saggio di crudeltà e di Anthony Quinn a esemplificare la forza della tenerezza, la componente erotica con Debra Paget protagonista di un paio di scene spinte per l’epoca (quando si spoglia e quando fa il bagno nella vasca piena di schiuma): non bastano, purtroppo, a parare i colpi della regia maldestra di Allan Dwan, non aiutato, del resto, da una sceneggiatura che non riesce a mettere in fila due sequenze senza che cozzino una con l’altra. Ma è la disastrosa messinscena ad affondare un’operazione che, sulla carta, era pregevole per numerosità di accadimenti, scambi di ruolo, tensione fra pretendenti per la stessa donna ed esplosione di lotta per il potere. Esempi a seguire: quando Debra Paget lascia Anthony Quinn per Ray Milland, il montaggio prima mostra Quinn che chiede a Milland di darle un passaggio ma poi, dal nulla (bastava un dettaglio), cambia idea perché gli sovviene che lo sconosciuto potrebbe essere l’ex; nella scena in cui Milland uccide il poliziotto di frontiera, la regia fa credere che voglia uccidere anche Paget (terrorizzata, infatti), ma basta che Milland dica “Ero tornato a prenderti” e lei gli crede, come crede che abbia ucciso l’agente per errore (nulla di quanto vediamo e vede Paget lo avvalora); passando direttamente al finale per clemenza: Milland è investito e, per come la scena è girata, non si comprende se stava per fermare l’auto in corsa o le stava solo intimando, al buio, di non metterlo sotto (?). Ma è d’obbligo fare anche un accenno alla calamità nonsense delle dinamiche psicologiche, la più memorabile delle quali (non) “spiega” perché Quinn si ostini a scortare il bandito-Milland verso la frontiera quando è già in possesso di soldi e donna.