- 67486
TRAMA
Ben è un clochard parigino, Luba arriva dalla Bielorussia. Si comprendono parlando lingue a loro sconosciute e seguono la loro deriva, tra macerie della periferia e schegge filmate di memoria bielorussa. Lontane vicinanze nel presente della Storia, da un’artista rumena parigina.
RECENSIONI
La storia è ferma, resta l'uomo. La rumena Eva Pervolovici lascia girare a vuoto un racconto minimale e mai così stilizzato, mandando in scena un poetico incontro tra stranieri nella propria nazione (così rappavano i Sangue Misto), dislocandolo in una banlieue indefinita e abbandonata, location dell'anima asserragliata da degrado e vegetazione, ghost town dove smarrirsi per meglio ritrovarsi. Sono solo due le figure erranti, voci di un dialogo poliglotta ma astratto all'osso: il loro amore, sempre di parola, di sguardi schietti e gesti minimi, è la sola direzione da imboccare in mezzo al nulla. Naturale pensare alla dolcezza dialogistica di Rohmer, al magico situazionismo di vita-teatro, improvvisazione struggente e giocosa, ricordo di certo Rivette. Anche la Storia è bloccata ma pulsante: brusche cartoline documentarie della tumultuosa Bielorussia si susseguono, senza commento e in dialoghi non tradotti, come fantasmi mentali della giovane, scampoli d'attualità in ricordi (già) indecifrabili. Ritraggono scontri tra polizia e manifestanti, ribadiscono la sofferta vitalità del confronto, la necessità di sfidare barriere e frontiere, a costo di ritrovarsi – storditi e confusi – senza più direzione. Lo stacco di montaggio è netto, la rottura tra passato e presente non più rimarginabile, come a dire: si approfitti del nuovo set di vita, della possibilità di ricominciare altrove, consapevoli del proprio passato, ma con lingue ed emozioni nuove. Quest'altrove è la vera casa dei due personaggi di LubaBen, il cortometraggio più intenso e fascinoso della selezione torinese: un altrove affettivo, incurante di discrepanze linguistiche e diversità di vissuto, eldorado jarmuschiana d'ipotesi ludiche e luddiste. Ecco: creare un alfabeto nuovo. Un esperanto dei sentimenti, del gioco, della rivolta.
