
TRAMA
Marianne, una dottoressa pragmatica, e Tor, un infermiere compassionevole, stanno entrambi evitando le relazioni convenzionali. Una sera, dopo un appuntamento al buio, Marianne incontra Tor sul traghetto. Tor, che spesso passa lì la notte in cerca di incontri fortuiti con altri uomini, le racconta di esperienze di intimità spontanea e di importanti conversazioni. Incuriosita da questa prospettiva, Marianne inizia a mettere in discussione le norme sociali e si chiede se tale intimità casuale possa essere un’opzione anche per lei.
RECENSIONI
Time has transfigured them into
Untruth. The stone fidelity
They hardly meant has come to be
Their final blazon, and to prove
Our almost-instinct almost true:
What will survive of us is love.
Philip Larkin, An Arundel Tomb
Il terzo capitolo della trilogia di Haugerud (dopo Sex e Dreams) comincia ancora con la psicogeografia simbolica - l'ospedale e il municipio di Oslo, monumento per eccellenza della via scandinava alla socialdemocrazia - e con il rohmerismo più smaccato: la dottoressa sembra ricalcata sul personaggio alla deriva di Marie Rivière ne Il raggio verde. E se avessimo ancora qualche dubbio ecco anche il segno esteriore più rohmeriano che ci sia: i cartelli che segnalano i giorni a modo di pagine di diario. Dopo una prima parte in cui personaggi e luoghi e temi sono disposti ed esposti, Love diventa un film sugli spazi interstiziali e queer e sul cruising, sulla mappatura della città attraverso le app di incontri. Una chiara rivendicazione contro gli atroci ritorni neocon e neopuritani nel mondo. Dopo il fallimento assoluto dell'incontro combinato secondo modi standard eteronormativi, i due protagonisti partendo da punti diversi e seguendo traiettorie differenti si ritrovano sul traghetto e vedono insieme il raggio verde non etero che è quello delle distanze indicate sulla griglia Grindr. Lui racconta a lei gli incontri in campo neutro e i ruoli si mischiano: lei prova a cercare una scopata non complicata, lui utilizza le scopate per trovare connessioni più autentiche e libere in quanto tracciate da sconosciuti senza precedenti e senza ruoli predeterminati. "Quando fai cruising in un parco, dopo il sesso rimani a parlare". Il riferimento libresco è Etty Hillesum che, nei diari, dichiara come Ingrid Bergman in Europa '51 di non poter amare uno solo perché ama troppo l'umanità intera. Fatta la necessaria celebrazione e rivendicazione del sesso, Love scarta e trova il tema centrale che è una domanda: cosa viene dopo il sesso, dopo la fine del sesso? Il secondo reagente, dopo il cruising, è il tumore e l'asportazione della prostata. Lui, non a caso, è un infermiere e si offre all'amore dopo la castrazione che è un amore fondato sul prendersi cura e carico di un corpo, a partire dalle sue funzioni fisiologiche che fanno ribrezzo (i peti, il catetere), degli aspetti prosaici come fare la spesa. Dopo l'amputazione c'è una trasformazione che è adattamento, che è un modo per non abbandonare la vita. Amore & Morte è un topos che ha del prometeico; ai comuni mortali molto più spesso capita di affrontare più prosaicamente Amore & Malattia & Invecchiamento e chiedersi: cosa posso (continuare a) fare con un corpo? La risposta è quella di Lou Reed: "no kind of love is better than others". L'amore opera in modi misteriosi e prima o poi raggiunge tutti, come il raggio verde. A sorpresa la connessione tanto cercata arriverà anche per la dottoressa ma non sarà con gli uomini con cui ha fatto sesso bensì con la ex moglie del suo primo fallimentare amante. La trilogia si chiude con un momento corale, una ripresa con drone che per un istante fa effetto Shining, adombra un sospetto di entomologia. È solo un attimo, siamo sul traghetto che porta da A a B, attraverso il fiordo oscuro punteggiato dalle luci urbane, la solitudine dei campi di cotone, attraverso la notte poco prima delle foreste, in deriva, deragliamento costante.
