Documentario, Drammatico

LOTTE IN ITALIA

NazioneItalia
Anno Produzione1970
Durata55’

TRAMA

La “rivoluzionaria” Paola Taviani è ancora troppo legata all’ideologia della classe borghese da cui proviene: Godard le mostra la via.

RECENSIONI

A metà via fra la finzione e il documentario, una vera e propria lezione universitaria di comunismo, con “repetita iuvant” per trasformare le idee astratte in azione e operare una significativa rivoluzione all'interno delle proprie coscienze, impedendo al partito di semplificare per motti. Sottotitolo possibile: “Guida utile per diventare un perfetto rivoluzionario in un’ora”. Se è l'esistenza sociale degli uomini a determinare i loro pensieri, l’esercizio quotidiano deve essere pratica-teoria-pratica. La teoria nasce dall’analisi oggettiva della pratica quotidiana e va trasformata in azione. Bisogna riuscire a identificare le contraddizioni insite nel nostro comportamento, se e in quanto ci definiamo comunisti, perché l'ideologia borghese mira alla riproduzione quotidiana nella nostra coscienza dei rapporti di produzione capitalistica, con le idee della coppia, della famiglia e una “voce” autoritaria che è sempre la stessa. Godard ci avvisa che è un "lavoro" difficile, ma deve essere radicale e non scendere a compromessi infruttiferi. Questa la teoria. Come “pratica” cinematografica l’autore opera le consuete rivoluzioni formali: interpreti inquadrati a lungo di spalle, quadri asimmetrici, raccordi di montaggio occupati da insostenibili spazi neri o rossi, riflessi delle mistificazioni della realtà ad opera del regime capitalistico. L’opera è divisa in quattro parti: la prima, colma di questi allegorici “buchi neri/rossi”, mostra le contraddizioni fra azione "rossa" e compromessi inconsci con la pervasiva ideologia borghese, che va scoperta, analizzata e destrutturata. Nella seconda gli spazi iniziano a riempirsi, il misterioso percorso iniziatico a problema-ipotesi-tesi trova senso compiuto. Nella terza parte si tirano le somme. Nella quarta si milita in R.A.I. (che ha commissionato l’opera per poi rifiutarla). Ostico, faticoso, ma molto interessante sia contenutisticamente (mai banale), sia come linguaggio.