LOTTA SENZA CODICE D’ONORE

Anno Produzione1973

TRAMA

Lotte senza umanità e onore nel Giappone del dopoguerra.

RECENSIONI

L’immagine iniziale ha un valore forte e simbolico, il fungo atomico di Hiroshima: la seconda guerra mondiale è appena finita. La macchina da presa, con un approccio documentaristico (camera a mano), ci porta velocemente tra le strade caotiche della città colpita dalla catastrofe nucleare. Da qui si snoda la trama del film, Shoza, un soldato congedato, si unisce a una piccola banda yakuza e si ritrova coinvolto in una guerra tra gang rivali. Scoppierà presto all’interno del suo gruppo una sanguinosa lotta per il potere.
E’ un film realista, lontano dalla mitologia dell’eroe giapponese, che la Toel Studio, dove Fukasaku si formò artisticamente, continuava a dipingere. “Jingi Naki Tatakai” è pervaso da atmosfere cupe e violente, che rappresentano un contraltare al progresso economico, propagandato dal governo.
Ne esce un ritratto composito e diretto della malavita, l’intreccio narrativo è fitto e coinvolgente. Il montaggio è rapido e ritmato, la fotografia sporca e sgranata; fiction e documentario si contaminano per tutto il film e le radici del pulp tarantiniano sono chiare al riaccendersi delle luci in sala.
Maestro dello yakuza-eige, ma distante da modelli retorici, Fukasaku mette in scena una strenua critica della società contemporanea, analizzando le conseguenze drammatiche che la guerra ebbe per un’intera generazione di giapponesi, che è anche quella del regista.

                    Mauro Ravarino