Erotico

LORNA

Titolo OriginaleLorna
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1964
Genere
Durata78'

TRAMA

La prosperosa Lorna è sessualmente poco soddisfatta dal marito troppo “galante”. Un evaso la violenta e lei ci prova gusto.

RECENSIONI

Opera fondamentale nella filmografia di Russ Meyer, inaugurò quel connubio di sesso e violenza che ha spesso reso disturbanti le sue pellicole: autore vissuto ai margini del mainstream, facilmente bollato come “pornografico” (in seguito “soft-core”, “sexploitation”), era in realtà un precursore della morale e della Settima Arte del suo tempo. In un bianco e nero languido e lirico insieme (i sogni di Lorna, con la macchina da presa che inquadra lo scorrere dolce e improvviso di un ruscello), si staglia il corpo nudo, statuario della bellissima spogliarellista Lorna Maitland: fra sapori di Riso Amaro (Giuseppe De Santis) e di Estasi (Gustav Machaty), Meyer le regala quadri indimenticabili, sensualissimi mentre fa il bagno nello stagno o, di profilo, è accarezzata dai raggi lunari nella penombra. Un erotismo raffinato, ma non fine a se stesso: a Meyer interessa molto anche il lato “etico”, la demolizione dei tabù. Il Virgilio (figura ricorrente del suo cinema) che ci introduce alla vicenda è, ironicamente, un predicatore (James Griffith, lo sceneggiatore) che sembra uscito dai film di Marins: blocca sulla strada la “nostra” auto, mentre siamo diretti nel profondo Sud, puritano, ricolmo di torpori soffocati. Ci intima di non giudicare, “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Il racconto diventa biblico, con la donna nuda trasformata in statua di sale (che immagine!). Appare anche la Morte con manto nero e falce. L’ideologia di fondo è ambigua, per un apologo più complesso: Meyer non è un perbenista, è senz’altro dalla parte della fedifraga e gli amanti li ritrae come vittime di due prigioni. Eppure punisce Lorna, forse per salvaguardare (anche) un marito non malvagio, forse per mitigare la portata eversiva di una sequenza forte (istigazione allo stupro…) come quella in cui la protagonista viene violentata e gradisce. Ma l’inaspettata confessione a cuore aperto del viscido carattere di Hal Hopper (memorabile la figura che dipinge, accompagnato dal basso e tarchiato Doc Scortt) insegna che i giudizi non vanno dati sommariamente. Fra batteria e basso jazz, inquadrature innovative (le soggettive dell’evaso, quelle inquietanti durante la violenza alla donna ubriaca, il dettaglio sfocato sulla bocca durante l’amplesso) di un genio veramente incompreso.