TRAMA
Seconda Guerra Mondiale: cinque piloti dell’aviazione inglese, paracadutatisi nei pressi di Parigi, cercano rifugio in una Chiesa.
RECENSIONI
L'esordio hollywoodiano di Paul Henreid e Michèle Morgan è affidato alle cure degli inglesi Robert Stevenson e Charles Bennett (che avevano già lavorato insieme nel 1937 per Le Miniere di Re Salomone): il primo venne scritturato dalla RKO per dirigere cupi melodrammi romantici, il secondo aveva un pedigree di tutto rispetto, essendo lo sceneggiatore di fiducia di Alfred Hitchcock. Ritroviamo la suspense, gli agenti segreti, il décor espressionistico presente nei migliori film inglesi del maestro del thriller, con una più marcata vena romantica e "femminile", retaggio delle naturali inclinazioni del regista. Indimenticabile la novella Giovanna D'Arco interpretata da Michèle Morgan, un personaggio di splendente ingenuità, candore eroico, intrepido amore in un film di propaganda (in cui l'imperativo è: prima la libertà di tutti, poi l'amore personale) intenso, commovente, che immancabilmente dipinge i tedeschi come perfetti idioti o diabolici segugi (un vero incubo, quasi surreale, il pedinamento finale ai danni di Henreid) e apre all'enfasi per cantare gli eroi, i sacrifici (l'agente inglese, la maestra…). Occhio all'apertura molto originale, in cui uno show musicale viene interrotto dal notiziario della radio e le immagini…scompaiono (!). Peccato per talune forzature e mancate rifiniture alla logica del comportamento dei personaggi. Il finale, ad esempio, non possiede il pathos dell'ineluttabilità: il personaggio della Morgan, ad esempio, poteva benissimo far finta che il motoscafo fosse sfuggito per un soffio ai tedeschi, invece che scoprirsi.
