Thriller

L’OMBRA DEL DIAVOLO

Titolo OriginaleThe Devil's own
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1997
Genere
Durata107'

TRAMA

Braccato, un terrorista dell’IRA sbarca a New York per comprare dei missili. Si nasconde, sotto mentite spoglie, a casa di un probo poliziotto.

RECENSIONI

Canto del cigno di Alan J. Pakula che, con la consueta maestria, gioca in casa intrecciando thriller politico, ragioni spettacolari e indagine sull’essere umano, per affrontare, da un punto di vista morale, la questione irlandese (Cranberries nel soundtrack a seguire). Se l’impostazione può apparire schematica (l’acquasanta family-man/poliziotto vs. il diavolo della guerra civile nell’Irlanda del Nord; la rettitudine senza ombre vs. il continuo compromesso con la propria coscienza), l’opera, in realtà, si trasforma in un’epica dialettica/scontro tra paladini di giustizie differenti, di stili di vita posti sulla bilancia di un Giudizio Universale dove la domanda principale per il metro di valutazione è la seguente: “È giustificabile la violenza?”. Sempre più articolato e appassionante, l’apologo tralascia i personaggi verosimili per abbracciare gli archetipi, le proiezioni estreme di un’etica dove i confronti elargiscono sostanziose riflessioni: lo schema allora richiama il parallelo con gli Stati Uniti e le sue guerriglie urbane (ecco spiegate le molte digressioni nel genere poliziesco); la relativa pace del Nuovo Mondo sensibilizza il confronto con la condizione infuocata dell’Irlanda; il personaggio di Brad Pitt (ancora un ruolo di assassino con l’anima, dopo Kalifornia) si ritrova condizionato da due famiglie, una che lo ha tramutato in Diavolo e una d’accoglienza, di cura. Se un padre ha la responsabilità della sua brutalità, l’altro ha l’obbligo morale di fermarlo: perché la violenza chiama violenza e non esistono isole felici, qualunque tranquillità domestica verrà prima o poi violata. Allo stesso modo non si può maneggiare una pistola e pretendere che non spargerà mai sangue: questa è la lezione che imparerà, suo malgrado, il personaggio di Harrison Ford (riunito al regista di Presunto Innocente). Il talento di Pakula, da sempre, è stato quello di rendere potente la messinscena di genere con la semplicità del tocco che dona corpo ai personaggi e al mondo che si portano dentro, con occhio sincero, interessato, mai mercenario.