
TRAMA
Max è appena uscito di prigione e, con i risparmi, vuole aprire un autolavaggio a Pittsburgh. Lionel è un ex-marinaio diretto a Detroit per portare un regalo al figlio che non ha mai visto. S’incontrano per strada e decidono di accompagnarsi nelle rispettive mete.
RECENSIONI
Il risultato migliore nella produzione filmica del fotografo Jerry Schatzberg, che ottenne la Palma d’Oro a Cannes: l’autore era, negli anni settanta, un cantore indirettamente politico degli emarginati e fotografava la realtà attraverso una lente deformata, sottotono, intrisa di solitudine e malinconica disperazione. Con quest’opera, che fu un flop commerciale in patria, divenne uno dei principali punti di riferimento del cinema indipendente statunitense. Ma Lo Spaventapasseri appartiene ex aequo anche ad Al Pacino (che Schatzberg lanciò con Panico a Needle Park) e Gene Hackman: per capire la loro grandezza, basti vedere la sequenza dello strip di Hackman, dove i due interpreti rendono memorabile ogni piccolo gesto. Schatzberg valorizzò il loro potenziale (“Alcune riprese erano improvvisate: in generale diedi agli attori molta libertà d’azione”) e lo cavalcò per restituire l’immagine di un paese, alla Un Uomo da Marciapiede, abitato da vagabondi spaesati che hanno perso per sempre la direzione.
