Commedia

LO SCAPOLO

TRAMA

Finge d’essere medico e si vanta del proprio status di scapolo: nemmeno la bella e dolce hostess riesce ad incastrarlo con il matrimonio.

RECENSIONI

L’impenitente scapolo e incallito libertino è un archetipo della commedia italiana impersonato in modo esemplare da Alberto Sordi che, stavolta, può contare anche sul cinema di Antonio Pietrangeli (prima di tre collaborazioni), grande regista nostrano che non ha alcuna intenzione di fermarsi alla facile macchietta e analizza criticamente e con vena dolente una condizione che si rivela, infine, di solitudine, menzogna, mero pavoneggiarsi maschilista fine a se stesso. In modo ancor più sofisticato, il regista non risolve la parabola in un passo schematico con morale monogama, ma osserva la realtà con la prospettiva del protagonista e adduce tanti fatti e pretesti da convincere anche noi che è meglio “Soli che male accompagnati”: operazione anomala per un autore sempre molto premuroso nei confronti delle figure femminili, prive qui di colore o lume positivo, in simbiosi con una soggettiva che le percepisce come fanatiche spose accalappia - uomini. In un universo che si popola di saporiti personaggi e situazioni minori, la commedia induce al riso come alla mestizia, facendo riflettere: quella del personaggio interpretato da Sordi è paura d’invecchiare (la sua reazione alla vista della decrepita madre della fidanzata) nonché recondita fobia nei confronti dell’altro sesso. Avvolto dall’endemico egoismo e dall’insensibilità dello scapolo, lo spettatore, infine, non è del tutto in grado di affermare che il protagonista si converta per convinzione e non per disperazione o male di vivere. Pungente la messa a nudo della leggenda che oppone cittadini e paesani, acido il dettaglio sull’ipocrisia dello scapolo quando pretende che un suo simile (Nino Manfredi) sposi sua sorella. Xavier Cugat in persona, dopo aver composto per lei le canzoni, dirige l’orchestra per Abbe Lane. Conosciuto anche come Alberto il Conquistatore.