
TRAMA
Vicini di casa, impiegati nella stessa azienda, Tim e Nick sono amici inseparabili finché il secondo, inventando un vaporizzatore che elimina le feci, diventa ricco. Roso dall’invidia per l’ostentazione e generosità di Nick, Tim stringe amicizia con un barbone che gli consiglia di fargli dei dispetti: uccide, anche se per errore, il cavallo bianco acquistato dall’amico.
RECENSIONI
Barry Levinson s’è fatto un nome nella commedia hollywoodiana ma, in questo caso, produce l’adattamento di una sceneggiatura poco incisiva, la prima per il cinema firmata dal nipote dello scrittore Kurt Vonnegut. Senz’altro simpatica, con idee dozzinali gustose ma, essendo in zona I Vicini di Casa (di John G. Avildsen con John Belushi, 1982) e L’Erba del Vicino (di Joe Dante con Tom Hanks, 1989), la mancanza di ferocia vaporizza la sua consistenza. La vis comica vorrebbe reggersi sull’idea “triviale” del vaporizzatore per feci di cane, sull’ostentazione kitsch degli arricchiti e sul barbone interpretato da Christopher Walken (nulla di memorabile) ma Levinson punta molto, anche, su di una commedia dall’impianto classico (e scontato), con le vicissitudini di un incidente da nascondere e cavalcando il senso di colpa del protagonista per una commedia edificante che esalti il valore dell’amicizia. I bravi interpreti e la piacevole leggerezza della messinscena, infine, garantiscono un prodotto di tutto rispetto: è arduo, quindi, comprendere le ragioni delle difficoltà produttive dell’opera, su cui nessuno ha più creduto, facendo slittare la sua uscita di due anni dalla sua realizzazione, tagliando il budget (unico alibi al pietoso modo in cui Levinson rappresenta gli italiani nel viaggio a Roma, inscenato a Rio de Janeiro con uso di video e trasparenti per risparmiare) e con coda di scuse “pubbliche” di Jack Black per il film interpretato.
