Commedia

VENTO DI PRIMAVERA (L’INTRAPRENDENTE SIGNOR DICK)

Titolo OriginaleThe Bachelor and the Bobby-Soxer
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1947
Genere
Durata95'

TRAMA

La giovane Susan si invaghisce perdutamente del pittore Richard (Dick) Nugent molto più grande di lei quando questi sta tenendo una conferenza nella sua scuola, ma non sa che il giorno prima lo stesso artista è stato liberato processualmente da una sentenza emessa dal giudice Turner, sorella della ragazzina…

RECENSIONI

The Bachelor and the Bobby-Soxer è niente di più che una gustosa commedia della RKO firmata David O. Selznick e affidata al mestiere di Irving Reis (semisconosciuto regista old-Hollywood dalla carriera breve, vista la sua prematura morte a 47 anni, ma a suo modo importante, per aver attraversato svariati generi e aver diretto fior d’attori, da Henry Fonda a Cary Grant, da Burt Lancaster a Edward G. Robinson) e alla maestria teatrale di Sidney Sheldon (che si portò a casa addirittura un oscar per la sceneggiatura), nonché a un trittico attoriale efficacemente assortito (Cary Grant, Shirley Temple e Myrna Loy). La regia estremamente neutra e piuttosto tiepida di Reis sgombra il campo alle invenzioni narrative di Sheldon sulle quali è orchestrata l’intera commedia. La struttura del film riserva un’attenzione particolare alla lubrificazione degli ingranaggi della screwball comedy (i riferimenti a Lubitsch e a La Cava sono evidenti anche se rimangono imbalsamati da una concezione di cinema che risulta troppo schematica e che si consegna troppo indulgentemente alla costruzione dialogica) grazie ai quali Sheldon riesce a con-fondere tre ambienti socio-culturali assolutamente eterogenei tra loro (l’universo scolastico dei teen-agers, l’”iperuranio” elitario dei giuristi e dei magistrati e infine il mondo anomico e bizzarro degli artisti), facendo scontrare una pletora di caratteri su uno stesso spazio rappresentativo (esiste in questo senso una sequenza assai significativa nella quale intorno al tavolo di Cary Grant e Mirna Loy che funge da centro dell’azione si accumula un folto gruppo di personaggi della più diversa estrazione socio-culturale che interagiscono, direttamente o indirettamente, con i due protagonisti fino a far precipitare la situazione). L’elemento senza dubbio più intrigante del film risulta l’utilizzo dei vari linguaggi come babele comica di una situazione ai limiti del codice Hays in cui l’invadente studentessa liceale (la Bobby-Soxer interpretata dall’ex bambina prodigio di Hollywood) con il suo atteggiamento puerilmente seducente mette in trappola l’artista-scapolo Cary Grant con meccanismi molto prossimi, seppur cambiati di segno, alle macchinazioni hitchcockiane. È uno spasso assistere all’aristocratico gergo della giurisprudenza messo alla berlina dalla colorita volgarità del linguaggio giovanilistico, ridicolizzato a sua volta dallo scimmiottamento verbale di Grant che lo usa per distinguersi dalle due sfere di non appartenenza e per trarsi conseguentemente d’impaccio dall’assurda vicenda in cui si trova coinvolto (“Ready boot, let's scoot!”, “Hi! Mellow greetings, yookie dookie!”, e l’esilarante “Hey, you remind me of a man. What man? Man with the power. What power? Power of hoodoo. Hoodoo? You do. Do what? Remind me of a man...”). Pellicola da recuperare, neanche a dirlo, in versione originale non colorizzata.