TRAMA
In un qualche momento degli anni ’60, nel cuore dell’Africa, venne introdotta artificialmente nel Lago Vittoria la specie ittica dei Luciperca, a mò di esperimento. I voraci pesci furono causa dell’estinzione pressoché completa della fauna ittica indigena. Tuttavia, i predatori si moltiplicarono così velocemente che i loro bianchi filetti sono oggi esportati in tutto il mondo. _x000D_
Flottiglie di aeroplani cargo dell’ex-Unione Sovietica atterrano quotidianamente per caricare la pesca di giornata in cambio del loro carico – Kalashnikov e munizioni per le innumerevoli guerre civili nel cuore nero del continente._x000D_
Questa fiorente multinazionale del cibo e delle armi ha generato un’alleanza solida e globale sulle rive del lago più grande del mondo: un esercito di ragazzi pescatori, proprietari indiani di fabbriche, ministri africani, commisari dell’Unione Europea, piloti russi e prostitute della Tanzania…
RECENSIONI
Il documentario dell'austriaco Hubert Sauper descrive, partendo da un punto di vista insolito, la situazione di miseria delle popolazioni che vivono intorno al lago Vittoria in Africa, il più grande del mondo. Afferma il regista: "in ogni paese dove si scopre un giacimento di una materia prima preziosa, gli abitanti cadono in miseria, i loro figli diventano soldati e le loro figlie diventano cameriere o prostitute. In apparenza gli individui che partecipano a questo sistema hanno facce pulite e, per la maggior parte, lodevoli propositi. Compresi me e voi". Accade infatti intorno agli anni Sessanta che la fauna acquatica del lago sia completamente mutata a causa dell'inserimento artificiale di un pesce, il Luciperca, molto vorace e dalla carne tenera e bianca, esportata in tutto il mondo. Il documentario mostra le conseguenze devastanti di un'operazione apparentemente finalizzata ad incrementare il commercio a beneficio del paese. Succede infatti che giornalmente arrivino aeroplani cargo dell'Ex Unione Sovietica per caricare la pesca giornaliera e scaricare armi da fuoco da smistare tra le varie guerre civili che insanguinano da anni il territorio africano. Per la popolazione locale le alternative non sono molte per chi sopravvive all'A.I.D.S.: gli uomini si dedicano alla pesca e le donne alla prostituzione. I clienti sono americani, russi, australiani, in maggior parte piloti di aerei, e se una ragazza muore accoltellata nessuno ci fa caso più di tanto. Il film intervista gli attori involontari della tragedia che si consuma quotidianamente: c'è l'africano di mezza età con gli occhi iniettati di sangue felice per un posto di guardiano pagato un dollaro al giorno, c'è la prostituta che canta l'amore per la sua terra, c'è il pilota cosciente del suo ruolo di portatore di morte e c'e chi invece fa finta di non sapere e si limita a fare il suo lavoro di pilota. Il documentario offre un quadro desolante che suscita una profonda indignazione e numerosi spunti di riflessione. Nessuna soluzione, ovviamente, ma l'importanza di un cinema in grado di sensibilizzare attraverso l'informazione. Cifre alla mano, nell'indifferenza dei mezzi di comunicazione, i conflitti interni africani hanno causato più di quattro milioni di vittime.
