Amazon Prime, Fantascienza

L’IMMENSITÀ DELLA NOTTE

Titolo OriginaleThe Vast Of Night
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2019
Durata91'
Montaggio
Costumi

TRAMA

Anni ’50: una giovane centralinista, Fay, intercetta uno strano segnale al telefono e un suo amico speaker radiofonico, Everett, decide di trasmetterlo alla radio.

RECENSIONI

Guardando The Vast Of Night con un impianto Home Theater, ci si accorge dopo pochi minuti di quanto questo piccolo film sia curato e ingegnoso: l’audio proveniente dalla TV anni ’50 è in mono, tutto riversato sul canale centrale, poi, con la macchina da presa che esce dal tubo catodico e allarga sui 16:9 dello schermo, anche il suono si fa moderno e invade tutti e cinque canali – più il subwoofer -. Sembra una sciocchezza, non lo è. Ci dice già molto su quanto l’operazione dell’esordiente Andrew Patterson, autore anche della sceneggiatura e responsabile del montaggio sotto (tri)pseudonimo, sia attenta ai dettagli, intelligente, consapevole e per molti versi coraggiosa. Dichiarato omaggio alla Fantascienza anni ’50 e ’60, e in particolare alla serie Ai Confini Della Realtà, L’immensità della notte è la solita storia di segnali radio e dischi volanti raccontata in maniera insolita. Patterson sceglie il Leitmotiv tecnico del piano sequenza e del long take, declinati sia al virtuosismo tecnico (mobilissime inquadrature rasoterra, con movimenti di macchina complessi ed elaborati) che a quello attoriale (piani fissi su racconti raccontati o ascoltati), ma prendendosi anche la libertà di dissolvere tutto al nero, così da ricreare l’ambiente mediale in cui si muovono i due protagonisti, che vivono in un mondo di parole privo di immagini (lei centralinista, lui speaker radiofonico).

Il film è verboso, compassato, quasi completamente privo di azione, ma riesce a costruire la suspense in maniera inusuale, girando volutamente – quindi apparentemente – a vuoto, perdendosi, ritrovandosi, rallentando e accelerando il passo del montaggio e focalizzandosi su due intermezzi para-teatrali, i monologhi di un ex militare (al telefono) e di un’anziana signora (in – lunga - presenza), che informano sui fatti personaggi e spettatori, mettendo ordine e dando un senso alla narrazione. Attori sorprendenti, in grado di trasmettere la chimica ambigua ed enigmatica che lega i personaggi, e a loro agio nei tour de force dialogici ai quali li sottopone il regista sceneggiatore, e un sound design raffinato. Difficile stabilire se si tratti semplicemente di un film di fantascienza atipico, di un’obliqua operazione nostalgica, di un omaggio allucinato e destrutturante a Happy Days o del proverbiale “bell’esordio di un regista promettente” (ma non tecnicamente giovane, essendo un classe ’82). Di sicuro, The Vast Of Night è un film riuscito, con una sua multiforme personalità e un suo fascino.