TRAMA
Eddie Morra non riesce ad iniziare a scrivere il suo romanzo. Un giorno l’ex cognato gli consiglia un nuovo farmaco in grado di sbloccare la creatività perchè in grado di potenziare le capacità celebrali umane. I benefici non tarderanno ad arrivare, accompagnati però da una serie di problemi collaterali legati proprio a quella piccola pasticca trasparente…
RECENSIONI
Brillante l’idea di vedere gli effetti di un riattivato, sottoutilizzato, cervello umano: ma, romanzo di Alan Glynn a parte (“The dark fields”), la sceneggiatura di Leslie Dixon la butta sull’ilare, con incipit ‘catastrofico’ alla moda, Io narrante che ripercorre le tappe del protagonista e, a conti fatti, spreco dello spunto che si specchia in un personaggio (Eddie Morra) che sfrutta male le doti acquisite. Neil Burger segue a ruota e, come Eddie Morra, pensa solo ad essere “cool”, spassarsela, fare “soldi”: all’inizio intrigano i misteri sul creatore della droga, su chi sia a spiare il protagonista, su quali vette possa conquistare un super-uomo e quale super-progetto abbia elaborato. Lo stato iper-recettivo è restituito con l’uso di vari effetti visivi, tanto appariscenti quanto efficaci (stilemi da montaggio digitale, per una macchina da presa ad alta velocità che attraversa anche i muri) fra Mi Sdoppio in Quattro, salti temporali e luce sovresposta (tutto è più…chiaro). Mentre “l’eroe” è sempre più incastrato, sotto tiro da vari fronti (situazione da manuale), la semplice metafora della dipendenza da droga lascia il posto ad eventi a ritmo sostenuto che appassionano discretamente. In seguito, purtroppo, Burger perde la bussola in astinenza e passa alla dipendenza da Potere, ma è talmente assuefatto a velocizzazioni e salti temporali da dimenticare di dirci quale fosse il grande piano del protagonista (elemento chiave del racconto) o, se mai fosse desumibile (darsi alla politica?), dirci almeno in che modo lo abbia messo in atto eliminando gli effetti collaterali della droga (altro elemento chiave del racconto). Chiude dando tutto per scontato, senza limiti nel tradimento delle aspettative dello spettatore.