Drammatico

L’IMBALSAMATORE

TRAMA

Un tassidermista cinquantenne s’invaghisce di un giovane. Tutto procede più o meno bene, finché non entra in gioco una ragazza…

RECENSIONI

L'originalita' del titolo e il suggestivo cartellone lasciano presagire un percorso insolito nel panorama del cinema italiano. E le aspettative, nonostante qualche riserva, non restano deluse. Il punto di forza del film di Matteo Garrone (presentato con successo a Cannes) non e' tanto nella storia, quanto nell'approccio stilistico. Il racconto prevede un atipico (ma in fondo classico) triangolo, in cui un aitante giovane si trova a dover scegliere tra l'amore ossessivo di un nano e quello di una bella ragazza. Il forte legame che si crea tra i tre viene piu' suggerito che mostrato e i personaggi hanno a disposizione molte piu' informazioni rispetto allo spettatore. Alcune vengono svelate nel corso della narrazione, altre restano un mistero insondabile che la conclusione lascia solo intuire. La sceneggiatura, pero', non riesce a mantenere costante la necessaria tensione e incappa in qualche forzatura, come nella banale entrata in scena del personaggio femminile o nella prevedibile meccanicita' del pre-finale, quando giunge l'inevitabile resa dei conti. Gli interpreti si calano nei personaggi con naturalezza, evitando schematismi o impostazioni accademiche. Molto bravo il protagonista Ernesto Mahieux e due volti da tenere d'occhio i giovani Valerio Foglia Manzillo e Elisabetta Rocchetti. A tenere le fila della storia, una regia attenta a valorizzare l'ambiente in cui si muovono i personaggi, coadiuvata dalla suggestiva fotografia di Marco Onorato. C'e' una sorta di continuita' visiva tra il deserto litorale campano e la perenne foschia di Cremona, quasi a sottolineare il fardello di ombre e dubbi che grava costantemente sui personaggi. Come se agli spostamenti da un capo all'altro della penisola non corrispondesse alcuna presa di coscienza in grado di lasciar finalmente trasparire qualche raggio di sole.