LICHUN

Anno Produzione2007

TRAMA

Cina anni ’80. La maestra di canto Wang Cai-Ling insegue il suo sogno: da modesta lirica di provincia, diventare la prima voce dell’Opera di Pechino.

RECENSIONI

Bruttissima

E’ indubbiamente un film a tesi quello di Chang Wei Gu, quotato direttore della fotografia (tra gli altri Zhang Yimou, Kaige, Altman) alla seconda regia, che si dedica alla vicenda particolare su sfondo storico, taciuto ma sempre implicito; è certamente un’opera a tappe, che procede per stazioni note e colleziona simboli palesi, umanità disperata buona per attaccare il regime (il ballerino gay); è piena di contrapposizioni semplici e leggibili, slittamenti di senso piuttosto naturali – la disciplina politica applicata al quotidiano: per Cai-Ling sarà impossibile mutare classe sociale – e toni da parabola morale, contro l’oppressione e a un passo dalla noia; suona prevedibile nonché ostinata a tenere ferma la rotta fino alla fine, un doppio sguardo donna/bambino su Piazza Tien An Men che inchioda la nazione al proprio immobilismo e lancia insieme la tenue ipotesi di un altro futuro. E’ tutto questo, ma Li Chun ci offre anche una sorpresa sconvolgente: l’interpretazione di Jiang Wenli. Premiata inevitabilmente come migliore attrice, la donna regala una memorabile personificazione dell’estetica del brutto. La sua insegnante di lirica, non gradevole ma anzi, propone una vasta e toccante gamma di gradazioni sui toni del dimesso; delegare tutto alle proprie doti artistiche, e fallire miseramente, rammenta con crudeltà il peso ineluttabile dell’immagine esteriore. Può il ruolo rivalutare un film? Forse no, ma impossibile ignorarlo: e la prolungata sequenza cosmetica, dove la donna applica una crema anti-acne in una sorta di trasfigurata vestizione, oltretutto resta scolpita nel cuore.