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TRAMA
1815, in una foresta inospitale due sorelle vengono salvate da un indiano e ricoverate in un solitario forte. Isolate da tutto e da tutti, dovranno unirsi ai pochi superstiti per difendersi da un’orda di misteriosi e feroci uomini-lupo che nottetempo escono dalla foresta per attaccare l’avamposto.
RECENSIONI
Il film appartiene al filone degli horror per teenager che hanno per protagonisti giovani emergenti attori (Katharine Isabelle è quella di Generazione perfetta) e si collocano nella fascia di mercato inaugurata qualche anno fa dal successo di Scream. In questo genere di pellicole di solito la confezione (patinata quel tanto per attirare i giovani modaioli) e il numero di spaventi conta più di tutto il resto, quindi meglio dire subito che non ci si può aspettare molto da un prodotto del genere.
Dal punto di vista della confezione il film di Grant Harvey si colloca dignitosamente nella media delle produzioni attuali: fotografia perfetta, buone ambientazioni, attori decenti. I problemi arrivano quando si tratta di prendere in considerazione la storia. Licantropia è il terzo capitolo della saga delle sorelle Fitzgerald unite nel sangue ma divise dalla licantropia che ha colpito una delle due. Se i due precedenti capitoli erano ambientati in un college dei nostri giorni, questultimo film è ambientato nel 1815 e narra di come la giovane Ginger sia stata morsa da un wendingo (un uomo lupo nella trazione indiana). Le due ragazze smarrite in una foresta innevata ai limiti delle terre conosciute vengono salvate da un indiano che le condurrà in un forte sperduto. Accolte con sospetto dai pochi membri del solitario presidio, le due sorelle scoprono a poco a poco che il forte è isolato da un anno, e che nottetempo misteriose e feroci creature minacciano i suoi occupanti. Sembrerebbe che ci siano tutte le basi per un buon film dellorrore: dal contesto del manipolo di eroi accerchiati da una minaccia esterna (Il tredicesimo guerriero, La notte dei morti viventi), alle atmosfere misteriose e inquietanti del luogo sperduto in zone remote del globo (La cosa); purtroppo però dopo una mezzora di buone intenzioni le premesse vengono presto disattese: i personaggi entrano ed escono di scena senza nessuna motivazione, le scene degli assalti degli uomini-lupo sono confuse e poco incisive. Anche le uniche trovate interessanti del film suonano come già sentite: il bambino mostro chiuso in una stanza ricorda quello di Phenomena di Dario Argento, e le sanguisughe usate per testare il sangue infetto strizzano locchio a La cosa di John Carpenter
Il punto di forza della storia dovrebbe essere la novità dellunione-divisione delle due sorelle protagoniste, ma anche qui lapprofondimento dei personaggi lascia a desiderare, i dialoghi sono poco ispirati, e il tutto è lasciato in sospeso per poter riannodare la trama ai due prequel già usciti. Harvey punta sulla messa in scena della paura, ma questa volta il make-up dei mostri è stravisto (Un lupo mannaro americano a Londra), la tensione latita e la regia si limita al minimo sindacale. I canonici tre salti sulla poltrona sono assicurati ma non aspettatevi la mostarda.
