Drammatico

LES TERRASSES

Titolo OriginaleEs-stouh
NazioneAlgeria/Francia
Anno Produzione2013
Durata94'
Interpreti
Sceneggiatura

TRAMA

Una serie di personaggi sulle terrazze di Algeri, le loro vite difficili.

RECENSIONI


In passato le terrazze erano luoghi di incontro e socialità per i cittadini di Algeri, racconta il regista, adesso sono teatro di violenza, droga, prostituzione e degrado. Merzak Allouache rovescia il tradizionale punto di osservazione sulla capitale algerina: se normalmente si guarda dall’alto verso la baia, qui l’occhio compie un’inversione e osserva all’interno, i personaggi sulle terrazze si guardano. Il declino è raffigurato da un simbolo verticale: il lato oscuro di Algeri non è solo nelle strade, ma si estende verso l’alto fino a toccare gli ultimi piani e contaminarli. Anche le terrazze, metonimia della città, si tingono di nero: e allora ecco – tra gli altri – un uomo torturato senza ulteriori dettagli, un altro uomo chiuso in una gabbia, una donna che rischia lo sfratto, una tragedia in divenire… Il film è scandito dalle cinque preghiere rituali dell’Islam (ascoltiamo il richiamo del muezzin) a sottolineare ulteriormente un forte contrasto: da un lato l’idea della “buona città” religiosa ed osservante, dall’altro il dato empirico di una comunità che parla la lingua della violenza, un alfabeto già introiettato e sottinteso nell’ordine delle cose. Così il regista: Dopo la guerra civile dovevamo vivere una fase di ricostruzione, ma l’Algeria è un paese malato e incapace di riconoscere la propria malattia (…). Le persone non vogliono ricominciare a lottare, da noi le primavere arabe sono viste con molta ironia.


Coproduzione franco-algerina, Les Terrasses  è opera corale che vuole indagare le angolazioni del reale: cinema civile logico e coerente, per questo senza speranza, portatore ostinato di un’idea e di un particolare punto di vista. Meglio di nessuna idea, certo, ma le sue storie ripiegano presto sull’aneddoto: questi algerini disperati, più o meno tutti, restano rinchiusi nei loro episodi singoli, non dialogano fra loro, non compongono mai un discorso risolto e complesso. Poi, nella incompiutezza generale, si trovano facilmente alcuni momenti di sintesi più significativi: la desolata ripresa nella kasbah, per l’autore ipotetica “altra faccia” della sequenza ne La battaglia di Algeri, la scena del commissario che interviene rovesciando le carte dell’intreccio. Anche così, però, c’è sempre l’impressione di vedere frammenti scollati che non fanno un quadro completo. Un esempio di cinema medio, sospetta quota africana nel Concorso di Venezia 70, girato correttamente senza guizzi e servito a dovere dagli ottimi attori, che propongono tutti varie modulazioni sui volti di povera gente comune.