TRAMA
Jenny, cantante civettuola e arrivista, si fa corteggiare da un ricco libertino. Suo marito, un bonaccione, è geloso e cerca di coglierli sul fatto armato di pistola, ma trova l’amante morto e viene ricercato dalla polizia.
RECENSIONI
Solo con il successivo Manon Clouzot virerà verso una poetica più decadente e “diabolica” che lo contraddistinguerà per sempre, qui non manca una presagita e buonista morale finale (meglio tenersi il marito bonaccione che fare l’oca con i potenti) e la seconda parte, purtroppo, perde in tensione ed atmosfera, privilegiando modi da opera buffa à la René Clair (Il Milione). Ma quest’altro poliziesco tratto da Steeman (come L'Assassino abita al 21) contiene comunque elementi perversi, assolutamente arditi (a volte nemmeno tanto suggeriti) e anticonvenzionali per un’opera del 1947. Quelli più eclatanti: la palpata alla coscia della cantante, pure invitata a mostrare il “culo” (letteralmente) in pubblico; la descrizione di un’amicizia ambigua fra due donne (come ne I Diabolici) che, nel finale, rivela apertamente sapori saffici (“Con le donne non avrà mai fortuna”, dice Louis Jouvet alla bella bionda); il laido personaggio della vittima (sottolineando che è borghese), un gobbo feticista che ama fotografare ragazze nude con indosso le sole scarpe; il tentato suicidio descritto nel minimo dettaglio (il taglio dei polsi). Particolari e parentesi inconsuete: i controcampi ironici sul volgare pubblico durante lo spettacolo di varietà; il montaggio delle attrazioni fra la bocca sensualmente aperta di Suzy Delair e la pentola che erutta schiuma bianca; la macabra descrizione di un altro caso in cui l’assassino avvelenava e poi fotografava i morti; l’entrata in scena di una ballerina seminuda; le “manovre” con le caccole dell’assistente del commissario e l’insolita figura di quest’ultimo che ha adottato un bimbo di colore; la battuta che invoca la clemenza della giuria verso i cornuti (“Fra compagni ci si aiuta…”). Tanti dettagli sadici, feroci inseriti in una trama che interseca i personaggi e intrica gli avvenimenti attorno ad un cadavere, moltiplicando i sospetti e gli indizi per la polizia che non ha la fiducia di nessuno, commissario compreso. E poi c’è la regia magnifica di Clouzot, che gli è valsa un premio a Venezia e l’epiteto di Simenon del cinema.