Drammatico, Storico

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Titolo OriginaleŻeby nie było śladów
NazionePolonia, Francia, Repubblica Ceca
Anno Produzione2021
Durata160'
Sceneggiatura
Fotografia

TRAMA

Polonia, 1983. Il Paese è scosso dal caso di Grzegorz Przemyk, uno studente liceale picchiato a morte dalla milizia.
Ispirato a fatti realmente accaduti, il film ripercorre la storia di Jurek, l’unico testimone del pestaggio che, da un giorno all’altro, diventa il nemico numero uno dello Stato. Il regime tirannico mette in moto l’intero apparato – servizi segreti, milizia, media e tribunali – per annientare Jurek e le altre persone coinvolte nel caso, inclusi i suoi genitori e la madre di Przemyk, Barbara.

RECENSIONI

È con grande curiosità che mi sono avvicinato a questa opera seconda, forte del ricordo del debutto del regista Jan P. Matuszyński, quel Last Family (Ostatnia rodzina) che rivoltava l’ipotesi di biopic di Zdzislaw Beksinski - pittore surrealista polacco della seconda metà del secolo scorso -, scansandone l’agiografia o il pedante bignamino, per descrivere del personaggio una dimensione bassamente quotidiana e familiare, lucida e demistificante. Una messa in scena che negava all’artista qualsivoglia aura, disinnescando ogni tentativo di celebrazione e che, ponendo sullo sfondo l’arte, si concentrava su un uomo (particolare, tanto per essere eufemistici) la cui vita somigliava pochissimo alla sua pittura. Anche stavolta il regista parte della realtà, un caso che sconvolse la Polonia, l’uccisione nel 1983 di uno studente per mano della milizia, dopo un arresto pretestuoso e un pestaggio in commissariato. La sostanza drammatica dei fatti narrati dà al film un tono molto differente dal precedente (che quasi assumeva le tinte del grottesco), ma l’intento di restituire l’essenza degli eventi, al di là del piatto ossequio al genere, è quello del debutto. Matuszyński, attraverso una messa in scena puntualissima nella restituzione dello spirito del tempo (evocato da una fotografia che rimanda a un analogico d’epoca), con stile piano e precisissimo, guarda ai fatti e alle loro conseguenze, restituendo le logiche sottese a un vero e proprio effetto domino che si diramò in più direzioni e coinvolse ambiti e persone anche molto distanti. Lo fa non perdendo mai la bussola nel complesso labirinto narrativo, al contrario, moltiplicando i punti di vista, non consegnando la direzione del racconto a nessun personaggio in particolare, approfondendo aspetti, mettendo in luce collegamenti, depistaggi, risvolti inaspettati, rimbalzando dalla quotidianità delle famiglie coinvolte alle alte sfere del potere. Un film che non insegue ricercatezze stilistiche proprio perché totalmente consacrato al suo intento indagativo, puntando a ridare luce a un caso che per la Polonia rimane ferita ancora aperta.