TRAMA
Anna, medico sicuro di sé, diagnostica una grave malattia al padre; questi però decide di fuggire verso l’Armenia per morire nella sua terra d’origine. Anna partirà alla ricerca del genitore malato, intraprendendo un viaggio alla riscoperta delle sue stesse radici.
RECENSIONI
Matrimonio armeno
Dopo aver passeggiato al Campo di Marte, Guediguian torna alla regia di un viaggio geografico e psicologico nel cuore dell’Armenia: affascinato da colori e sensazioni della sua terra di origine, il regista realizza una storia in bilico fra i suoi due poli di genesi (Marsiglia e l’Armenia), aggirandosi fra strade sconnesse a bordo di auto in condizioni non proprio perfette. Se però come osservatore della politica francese si era dimostrato meticoloso e lucido, in Le Voyage en Armenie Guediguian appare come accecato dalla vivida luce della terra del monte Ararat e si abbandona a barcollanti visioni dai contorni vagamente scontati. Dal punto di vista strettamente visivo è fuori questione un diffuso senso dell’eleganza, ma il gioco si fa più complesso nell’articolazione di questo viaggio di iniziazione e di formazione che porta la protagonista, radicata nelle sue certezze “occidentali” a lasciarsi andare alla morbidezza armena. Talvolta infatti la caratterizzazione si fa eccessivamente marcata, tanto da ridurre quasi a caricature i personaggi di secondo piano: lo stesso ruolo di Anna - indiscussa protagonista portata sullo schermo dalla premiata Ascaride - nonostante una riconosciuta intensità, troppo spesso cade nel luogo comune e in una ripetitività certamente ricercata ma forse esagerata. La circolarità degli eventi è infatti utilizzata in Le Voyage en Armenie come costante scansione della vita riprodotta su pellicola, ma talvolta l’esasperazione si solleva fra la polvere delle strade e i binari di una ferrovia. Il parallelismo fra la vita francese e quella armena, sottolineato dall’idea di due mondi che si intersecano l’uno nell’altro (la giovane parrucchiera sogna la Francia mentre la figlia di Anna studia danza armena) diventa così uno spaccato eccessivo di due realtà che diventano a tratti leggermente sgradevoli perché troppo “sopra le righe”. Particolarmente affascinante è però l’atmosfera che Guediguian riesce a creare grazie a quella sua capacità di stregare ciò che fa entrare nel campo visivo del pubblico: l’Armenia diventa dunque lo scenario più suggestivo per una traversata nel cuore di un Paese dall’animo vibrante, dove il sogno di un vecchio è di fumare una sigaretta sul “proprio” monte. Le Voyage en Armenie è un sorriso speranzoso di una giovinezza ritrovata nella pace di un paesaggio sconfinato, lontano dalla frenesia e dai circoli nei quali si incontrano persone della stessa etnia in terra straniera; è il rumore di uno sparo nella quotidianità, è il chiacchiericcio cordiale di chi ti sta raccontando la storia della propria vita.
Priscilla Caporro