Fantasy, Recensione

LE PETIT POUCET

Titolo Originale
NazioneFrancia
Anno Produzione2010
Genere
Durata82'
Tratto dadalla fiaba (tra)scritta da Charles Perrault
Fotografia

TRAMA

E’ Pollicino, suvvia.

RECENSIONI

Trasposizione fedele del testo di Perrault, il Pollicino della De Van si inserisce in un progetto di riscrittura delle fiabe in chiave cinematografica e autoriale promosso da Arté, progetto che annovera già due episodi a firma Catherine Breillat: Barbe bleu e La belle endormie, trasposizioni accorte eppure in grado di adeguarsi ai temi dell’autrice, ogni testo un forum in cui far confluire la propria poetica, le proprie ossessioni, le proprie domande. E così è anche per l’autrice di Dans ma peau e Ne te retourne pas. La De Van gira una miniatura barocca elegantissima (e sulle immagini si legge la continuità del reparto produttivo Arté), l’aderenza al testo viene forzata raramente, e il film coniuga la parabola militante innervata da metafore esplicite e ghignanti all’esperienza sensoriale, essendo la De Van cineasta sublime nel fare della pellicola materia tangibile, dell’occhio luogo da cui le sensazioni pervadono i sensi tutti. La tessitura del sound-design palpabile, la dimensione tattile dei corpi (e delle interiora) esposte sono il lato fisicamente presente e percepibile di un’opera astratta nella sua ambientazione (e declamazione) teatrale e artefatta, nell’assolutezza dei personaggi in scena, nella stilizzazione asciutta della narrazione (il ritmo è quasi binario, le situazioni si ripetono, si rispecchiano, si invertono, la reiterazione e il cambiamento producono senso), nella esplicitazione del suo essere metafora: il cannibalismo come forma simbolica e orrorifica del capitalismo è il nucleo di una parabola semplificata (anche se il manicheismo della fiaba è soppresso) e militante, che corregge il finale di spirito apocalittico (Pollicino finisce per sottomettere i fratelli e incarnare ciò che lo aveva soggiogato), e propone un’attitudine vegetariana come ironico e vano antidoto. Certi inabissamenti della morale in nome del proprio punto di vista (il gaudio che lo spettatore prova per le disgrazie che intercorrono ai nemici di Pollicino) fanno di questa opera a forza minore un divertissement di stampo surrealista, conferma di una (alta) maniera, prosciugamento autoirrisorio di una poetica (Dans ma peau - opera stratificatissima - è citato con macabro affetto). Levant giganteggia, non solo letteralmente.