LE PERE DI ADAMO

Anno Produzione2007

TRAMA

Meteorologia e società: Guido Chiesa analizza il mondo di oggi e la sua apparente imprevedibilità, allacciandosi alle proteste dei lavoratori intermittenti francesi, protagonisti di una serie di rivolte nel 2003.

RECENSIONI

Proteste e nuvole

Guido Chiesa identifica nella meteorologia le scelte, le proteste e le “rivoluzioni” del popolo, combattuto tra desiderio di speranza, apertura al futuro e uno spiazzante senso di disillusione che trova la propria genesi proprio nell’incostanza del popolo stesso nel perseguire i propri ideali.
Perturbazioni come sommovimenti popolari, cittadini come piccole goccioline d’acqua: dopo aver parlottato di rivoluz(zz)ione e di impegno politico anni ’70 in Lavorare con lentezza, il regista torinese prende la strada del documentario e si concentra sul movimento dei lavoratori Intermittenti francesi, impiegati precari del mondo dello spettacolo che nel 2003 portarono avanti una appassionata protesta sull’annosa questione delle indennità di disoccupazione.
Guidato per mano da un omino dei fumetti che conduce la narrazione e che fornisce gli slanci riflessivi al film, intramezzato dagli interventi scientifici di Luca Mercalli (meteorologo noto soprattutto al pubblico televisivo) Le pere di Adamo cerca di impostare sulla base di una suggestione visiva piuttosto poetica e stravagante un raffronto nonché un’analogia fra il rigore scientifico della meteorologia e il tumultuoso universo sociale.
Quello che ne esce fuori è un ritratto sicuramente originale ma non del tutto convincente della società del precariato: per quanto le lunghe sequenze dedicate al diretto contatto con gli Intermittenti francesi siano estremamente interessanti (e ben gestite), nella seconda parte del film –quando Chiesa si concentra su un aspetto più riflessivo (e poetico) della protesta, ponendosi oltretutto nel complicato e affascinante rapporto fra musica e matematica- il film perde vivacità e inizia ad incartarsi in una serie di riflessioni che per quanto ben organizzate e facilmente acquisibili finiscono per appesantire l’intera operazione e a svuotarla della carica originale e frizzante che in teoria il progetto di base avrebbe suggerito.
Ispirandosi al noto detto “non confondere le mele con le pere” Le pere di Adamo articola un discorso che salta con troppa facilità da un argomento all’altro, lasciando incompiuti e sospesi diversi filoni descrittivi: dalla Francia all’Italia (passando ovviamente per le proteste no-TAV), dalle innovative facoltà universitarie “musico-scientifiche” alla meteorologia di Mercalli, Chiesa disperde il discorso e sfilaccia il tessuto del documentario.

                                                        Priscilla Caporro