TRAMA
Una coppia di sposi, Mathilde e Robert, sono in vacanza nel suggestivo Château d’Hercule. Il castello riserverà molte sorprese, animando la loro tranquilla permanenza nel segno del mistero e del noir gotico, disturbati dalla presenza del “genio del male” Larsan. A risolvere l’intreccio verrà chiamato il giovane reporter Joseph Rouletabille
RECENSIONI
E’ un peccato che il precedente film di Podalydès (LE MYSTERE DE LA CHAMBRE JAUNE) non si sia visto in Italia perché la sua conoscenza molto avrebbe contribuito all’apprezzamento di questo film: anche quel lavoro era infatti tratto da un’opera di Gaston Leroux, LE PARFUM riprendendone parte dei personaggi e presentando una serie di rimandi e allusioni al precedente. Una disdetta davvero, anche tenendo conto della godibilità di questa pellicola che, partendo dai codici propri del feuilleton cui si ispira, mescola giallo popolare e assurdo, melodramma e aperture burlesche, sorretti dalle peculiari immagini a tinte vivaci che Podalydès costruisce per ricreare il mondo romanzesco di partenza. Invenzioni costanti, scambi di identità, amori impossibili, rivelazioni a catena per un’opera assai fantasiosa che, a parte qualche sporadica lungaggine, inanella situazioni su situazioni, arrivando persino a confondere lo spettatore, stante la quantità di rocamboleschi colpi di scena che si susseguono. Gratuito come poche cose, LE PARFUM procede dalle parti del lezioso, riuscendo (quasi) sempre a dominarlo. Gli attori intanto, immersi in uno scenario naturalistico mozzafiato, hanno l’aria di divertirsi un mondo.
Un lavoro d’antan di una fatuità graziosa impensabile dalle nostre seriosissime parti.

Tratto dal romanzo di Gaston Leroux (quello del Fantasma dell’opera), Il profumo della dama in nero è il seguito ideale del Mystère de la chambre jaune, di cui ripropone il personaggio del reporter Rouletabille e parte del cast (Pierre Arditi e Sabine Azema). Dignitoso e ben confezionato prodotto medio con due o tre trovate esilaranti, conferma l’attitudine francese alla diversificazione dell’offerta cinematografica nazionale, ben lontana dall’incapacità tutta italiana di valorizzare un cinema di genere oramai fagocitato dalla televisione. Per chi ignora il precedente film di Bruno Podalydès risulta arduo riuscire a cogliere tutti i rimandi, soprattutto rimangono fin troppo sfumate le motivazioni che spingono il misterioso mago Larsan alla vendetta e la sua liaison con la splendente Mathilde/Azema.
