TRAMA
La moglie di Nick, creduta morta in un naufragio, torna a casa, ma lui s’è appena risposato e, in seguito, scopre che lei ha vissuto sette anni su di un’isola con un altro uomo.
RECENSIONI
Spassosa commedia ‘screwball’ affidata al giovanissimo Garson Kanin (27 anni), rinomato regista di Broadway e marito di Ruth Gordon. La sceneggiatura di Samuel e Bella Spewack è acuta, sagace, bonariamente pungente: punta all’amabilità descrivendo in modo affettuoso i moti di gelosia dei due simpatici protagonisti. Ovvio che la bigamia non è sviscerata al di fuori dell’equivoco di una situazione di cui nessuno, nel triangolo, è responsabile: non erano i tempi per dare adito a ombre ed ambiguità e il tutto, ad un certo punto, perde in credibilità, anche per rispettare gli incastri perfetti del meccanismo drammaturgico eticamente accettabile. Ma è una di quelle pellicole che mandava a letto felici e protetti (infatti, al posto di “Fine”, c’è “Buonanotte”), soprattutto se protagonista era il meraviglioso Cary Grant (ma Irene Dunn non gli è da meno). Produce, è co-autore del soggetto (che prende a prestito l’idea dal racconto del 1864 ‘Enoch Arden’ di Alfred Lord Tennyson: Arden è il cognome di Nick) e, in definitiva, vero autore di tutta l’operazione è Leo McCarey, che riunisce, anche in una situazione simile (due innamorati divisi e uno da riconquistare, ma a ruoli invertiti), la coppia vincente del suo L’Orribile Verità e avrebbe dovuto anche dirigere, non fosse stato per un incidente in automobile che quasi gli costò la vita. Si ristabilì, però, per il montaggio (nominalmente di Robert Wise) e, poco soddisfatto dalla seconda parte del film, richiamò il regista per aggiungere le buffe scene con il giudice acido di Granville Bates che, per molti, sono la cosa migliore dell’opera. Curioso che sia il contraltare del coevo Troppi Mariti, dalla commedia teatrale di W. Somerset Maugham, meno riuscito.