Drammatico, Recensione

LE LACRIME AMARE DI PETRA VON KANT

Titolo OriginaleDie bitteren Tränen der Petra von Kant
NazioneGermania Ovest
Anno Produzione1972
Durata124’

TRAMA

Famosa stilista, reduce amareggiata da un matrimonio fallito, s’innamora di una ragazza bionda e la accoglie in casa propria, dove vive anche una donna di servizio che maltratta in continuazione.

RECENSIONI

Fassbinder traspone un suo dramma teatrale al femminile, dinamizzando l’unico ambiente e allargando lo spazio con differenti punti di vista della macchina da presa: non è Sidney Lumet, non è interessato al cesello sul montaggio né al ritmo sostenuto per ovviare alla fissità. Il suo discorso si fa meta testuale nei giochi con gli specchi, nelle posizioni plastiche e astratte alla Godard nei dialoghi a due ma, rispetto alle prime opere, c’è un progressivo recupero del cinema narrativo, del tanto amato melodramma alla Douglas Sirk o Tennessee Williams, con le tragedie dei “nodi al pettine” nei rapporti interpersonali e le citazioni dirette (Joseph Mankiewicz, nome di un personaggio fuori scena). A sorprendere è il contenuto del testo, nel momento in cui descrive ferocemente le dinamiche che portano una passione amorosa al termine e disquisisce pessimisticamente sulla condizione umana, vittima di un circolo vizioso ipocrita di dolore auto-inflitto. Petra von Kant, amareggiata e indurita da un rapporto etero che ha voluto troncare in preda al ribrezzo e al disprezzo, viene ripagata con la stessa moneta e non ottiene la pietà del nostro sguardo, anche per l’onnipresenza dell’enigmatica ed inquietante figura della serva androgina Marlene (Irm Hermann). Fassbinder la posiziona, da terzo/a, in rappresentanza dei due sessi, la annulla in un silenzio bergmaniano (Persona, due donne a confronto, una muta per “scelta”). L’intrigante gioco speculare fra i caratteri si fa morale nell’accenno al valore dell’umiltà (Marlene) ma non troppo, grazie allo splendido finale, cinicamente comico per quanto aperto, in cui Marlene, chiave di lettura di questo viaggio cupo nei sentimenti, si rivela come emblema dell’amore masochistico, in cui è intollerabile essere trattati bene dalla padrona o è temibile fare la fine dei precedenti amanti. Quel sorriso ebete che s’è impadronito di Petra, in pace con se stessa (?), potrebbe anche rivelare il gusto sadico di Marlene nel presenziare alle pene dell’egoista ed egocentrica signora.