Drammatico, Recensione

LE CHIAVI DEL PARADISO

Titolo OriginaleThe Keys of Kingdom
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1944
Durata137’

TRAMA

Primi del Novecento: Francis Chisholm frequenta il seminario ma ama una ragazza. Quando quest’ultima muore, decide di prendere i voti e viene mandato come missionario in Cina.

RECENSIONI

L’adattamento del romanzo di A. J. Cronin (1941) era un progetto a lungo cullato da Selznick, che infine, non trovando il protagonista adatto, passò la mano a Nunnally Johnson (che passò a Joseph Leo Mankiewicz). Prendendo le misure di questo kolossal della Twentieth Century-Fox, nella sua lunga durata (che non aiuta) il risultato è piatto, tronfio, melodrammatico nella religiosità raffigurata. Le opere cinematografiche che hanno rappresentato i missionari cattolici in Oriente sono una sorta di sottogenere del periodo ‘classico’ e questa di John M. Stahl è una delle prime, inquadrata nella mentalità con pretesa etnocentrica tipica del periodo. Nella sceneggiatura di Mankiewicz (anche produttore che scrittura la moglie Rosa Stradner) e Nunnally Johnson manca qualsiasi accenno problematico che la contesti, a specchio della carenza di tridimensionalità di tutta l’opera, nel disegno dei personaggi e dei loro ideali, nella solidità drammaturgica, nel respiro delle scene e nelle gesta ritratte, che non riescono ad essere un minimo emozionanti (problema di messinscena, più che altro). Ovviamente il romanzo di Cronin è epurato: via le caratterizzazioni negative dei prelati, la stigmatizzazione di certi dogmi cattolici, la raffigurazione poco lusinghiera della Cina. Un paradosso che venga trasformato quasi nel suo contrario: oppure, a ben vedere, il risultato è proprio figlio dell’enorme compromesso. Secondo film del giovane Gregory Peck.