Drammatico

L’ARTISTA

Titolo OriginaleEl Artista
NazioneArgentina/Italia
Anno Produzione2008
Genere
  • 66465
Durata90'
Scenografia

TRAMA

Jorge lavora come infermiere in un istituto geriatrico. La sua monotona vita ha una svolta quando conosce un paziente che fa dei disegni molto interessanti. L’uomo decide di presentarli come suoi a una galleria d’arte._x000D_

RECENSIONI

Il film di Cohn e Duprat (registi che, in tutta evidenza provengono dal video sperimentale) si muove in diversi ambiti: quello del ritratto umano del protagonista, delle contraddizioni della sua esistenza, specchio dei suoi personali problemi; quello dello sguardo al mondo dell’arte, dei meccanismi e delle strategie che lo governano; quello della ricognizione del linguaggio critico, della sua frequente pretestuosità, del suo affidarsi a formule di comodo che vivono di se stesse e permettono al critico stesso di sopravvivere; temi ambiziosi che si diluiscono in una messinscena che punta sull’occhio, su una costruzione dell’immagine di maniacale ricercatezza, tutte simmetrie e prospettive sghembe, apprezzabili giochi ottici che si riversano su piani fotografici che spesso si funzionalizzano (il punto di vista dell’opera artistica che ritrae lo spettatore che ne fruisce) con un certo gusto e innegabile intelligenza (le inquadrature come omaggio plastico alla tematica del film) e altre volte, complice il progressivo indebolimento dei presupposti sostanziali, rimangono vuoto preziosismo che si bea di se stesso e perde l’equilibrio.
L’operazione ironica è quella più facile e, per questo motivo, quella che riesce meglio agli autori: di qui lo sguardo sornione sull’arte e le sue tendenze, sugli stessi movimenti come invenzioni di una critica che decide per tutti, rendendo visibile (e commerciabile) solo quello che legittima un sistema da essa stessa creato. Il paradosso delle opere esposte da Jorge, frutto di un lavoro di un suo paziente, anziano ed autistico, riafferma questa distorsione (c’è arte se la critica la vede) ed emerge in tutta chiarezza, in modo limpidamente antimetaforico. Da parte sua Jorge, deformando il credo duchampiano dell’”oggetto trovato”, si sente anch’esso legittimato a fare dei disegni del paziente il suo oggetto trovato (tanto che non riesce a riprodurli, perché il readymade non è fabbricato dall’artista, ma da esso semplicemente scelto), ma non considerando che la scelta duchampiana dell’oggetto da esporre - a cui si conferisce lo status artistico, attraverso il riconoscimento implicito del pubblico del ruolo di artista di colui che lo ha messo in mostra - era frutto del caso e dell’indifferenza, di quello che il surrealista chiamò l’istante vuoto, che niente ha a che vedere col premeditato programma di usurpazione autoriale che il protagonista mette in atto e del quale diventa prigioniero (il sistema diventa più forte persino del suo diniego a riconoscere come propria l’opera).
L’artista va a corrente alternata, riuscendo a volte a far brillare la sua idea di base, a volte mostrandone la limitatezza e rimane nella memoria, soprattutto, per l’innegabile originalità visiva.