Drammatico

L’ARMEE DU SALUT

  • 60611
Titolo OriginaleL’Armée du salut
NazioneFrancia/Marocco
Anno Produzione2013
Durata81'
Sceneggiatura
  • 60611
Tratto dadall’omonimo romanzo di Abdellah Taïa
Fotografia

TRAMA

Casablanca, il percorso di formazione del giovane omosessuale Abdellah.

RECENSIONI


Il marocchino Abdellah Taïa, primo scrittore arabo a dichiararsi omosessuale, adatta il suo romanzo autobiografico: Adbellah è un adolescente povero di Casablanca che attraversa rapporti casuali, vedendo nel fratello maggiore il prototipo erotico primario. Dopo il suo abbandono, a cui segue un’ampia ellissi, ritroviamo il protagonista ormai cresciuto: ha studiato e imparato il francese, si è fatto mantenere da un uomo più grande, ha lasciato il Marocco per la Svizzera. La storia percorre un bildungsroman gay intimo e personale, e insieme una questione di classe che si riflette nella lingua: i francesi ricchi contro i marocchini poveri, la pelle scoperta di Abdellah è la pelle del Paese, subordinata e sfruttata, per questo sembra inchiodato a consessi carnali senza sentimento. Mantenendo il nodo politico sullo sfondo - però -, L’Armée du salut è primariamente un racconto introspettivo, piccolo queer movie preciso e compatto, orgoglioso della propria essenza e dedito al suo protagonista, un corpo in evoluzione (due attori: prima Said Mrini, dopo Karim Ait M’hand) come le speranze di uno Stato. Quando Abdellah arriva a Ginevra sembra l’inizio di una nuova vita, ma si ritroverà a bussare alla porta dell’esercito della salvezza, in una traiettoria ad anello: si parte dall’indigenza, ad essa si ritorna. Qui il regista/scrittore lancia, quasi provocatoriamente, una traccia di umanesimo finale: l’incontro fra migranti, il trovarsi di due estranei, la canzone di Halim Hafez suggeriscono sommessamente l’eventualità di un (vero) amore. Tutto avvolto in dialoghi sfrondati, ridotti al minimo per privilegiare il non detto, e magnificato dalla fotografia a tratti sublime di Agnès Godard.