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TRAMA
Casablanca, il percorso di formazione del giovane omosessuale Abdellah.
RECENSIONI
Il marocchino Abdellah Taïa, primo scrittore arabo a dichiararsi omosessuale, adatta il suo romanzo autobiografico: Adbellah è un adolescente povero di Casablanca che attraversa rapporti casuali, vedendo nel fratello maggiore il prototipo erotico primario. Dopo il suo abbandono, a cui segue unampia ellissi, ritroviamo il protagonista ormai cresciuto: ha studiato e imparato il francese, si è fatto mantenere da un uomo più grande, ha lasciato il Marocco per la Svizzera. La storia percorre un bildungsroman gay intimo e personale, e insieme una questione di classe che si riflette nella lingua: i francesi ricchi contro i marocchini poveri, la pelle scoperta di Abdellah è la pelle del Paese, subordinata e sfruttata, per questo sembra inchiodato a consessi carnali senza sentimento. Mantenendo il nodo politico sullo sfondo - però -, LArmée du salut è primariamente un racconto introspettivo, piccolo queer movie preciso e compatto, orgoglioso della propria essenza e dedito al suo protagonista, un corpo in evoluzione (due attori: prima Said Mrini, dopo Karim Ait Mhand) come le speranze di uno Stato. Quando Abdellah arriva a Ginevra sembra linizio di una nuova vita, ma si ritroverà a bussare alla porta dellesercito della salvezza, in una traiettoria ad anello: si parte dallindigenza, ad essa si ritorna. Qui il regista/scrittore lancia, quasi provocatoriamente, una traccia di umanesimo finale: lincontro fra migranti, il trovarsi di due estranei, la canzone di Halim Hafez suggeriscono sommessamente leventualità di un (vero) amore. Tutto avvolto in dialoghi sfrondati, ridotti al minimo per privilegiare il non detto, e magnificato dalla fotografia a tratti sublime di Agnès Godard.
