TRAMA
Il marito la maltratta ed è dispotico con i figli. Una domestica e la suocera decidono di dargli una lezione.
RECENSIONI
Il titolo originale, "Tu devi rispettare tua moglie", dà già il senso di una parabola biblica dove la domestica/nutrice (l'intrigante, indimenticabile Mathilde Nielsen) ha gli occhi del castigo di Dio. La moglie è in una via crucis verso la beatificazione e il marito autoritario ed intollerante viene messo in castigo, umiliato come un bambino. Religione, donne sante e potere dispotico: colonne portanti della poetica dreyeriana che, a quanto pare, già di questi tempi amava racchiudere i pochi personaggi fra quattro mura domestiche, scrutarne gli sguardi con i primi piani, sublimare il quotidiano/spoglio/teatrale in un "assoluto", retto su archetipi e simbolismi. La vicenda, tratta dalla commedia "La caduta del tiranno" di Svend Rindom, è semplice e tende in più punti a farsi trasportare dalla leggerezza delle notazioni umoristiche e dai sentimentalismi. Dreyer crede di impreziosirla ed evitare le maglie più ammiccanti trovando un punto focale mediano dove caricare di senso "universale" e messaggi edificanti la materia. In realtà la appesantisce, la spoglia del suo appeal brioso/superficiale e la àncora ad una retorica predicatoria cui non rinuncerà anche in opere future. E' una favola già di per sé scarnificata e la creazione di "santini e demoni" a tesi (marito odioso, moglie pia) non la trasporta in "cielo" ma nell'infantile. A onor del vero l'aurea magica e la semplicità dei sentimenti costituiscono anche un punto di forza, evocano un pathos non scindibile da alcuni splendidi particolari formali ed espressivi: la cura nei dettagli, dove gli oggetti ed i gesti più insignificanti acquisiscono un'importanza rilevante; alcune soluzioni tecniche magistrali, come il campo/controcampo di marito e moglie dove lui è ripreso di lato, ad altezza normale, lei invece dall'alto verso il basso, in posizione sottomessa, con una porzione superiore di spazio che la incorona con un'aureola; oppure l'abbraccio nel finale, ripreso dalla nuca del marito. La copiosità delle didascalie denuncia una fame di sonoro che a Dreyer passerà molto presto (non ama i dialoghi).