TRAMA
La giovane Lise, zaino in spalla, trova lavoro come sarta a Lille e chiede ospitalità ad una collega. Diventano grandi amiche.
RECENSIONI
“Madonna” e “Lauren Bacall” vivono d'espedienti, insofferenti alla pianta stabile, sfrontate, impulsive, destre, intransigenti eppure tenere e fragili sotto la scorza dura. Le due facce di una ribellione al Sistema: una sana e propositiva, l'altra cupa e autodistruttiva. Sono le eroine del sottoproletariato, fiere d'essere randagie e devianti, custodi, secondo l'autore, dell'unico modus vivendi che si circonda di sentimenti puri e persone generose. “Padroni e borghesi di merda, noi siamo gli angeli!”. L'esordiente Erick Zonca, che proviene da cortometraggi e documentari, maschera con il naturalismo e l'intimismo un banale manicheismo della lotta di classe, un film politico scorretto nel momento in cui è partigiano, fazioso, preconcetto e dimostra la sua tesi con le insinuazioni, covando e alimentando un odio che demonizza in modo sottile ma senz'appello. Arriva il belloccio, ricco figlio di papà: è sicuramente uno stronzo, e tale si rivela; rovina un'amicizia, trascina in una spirale d'amore tossico Isabelle che rinnega le proprie origini, eterna la logica della serva e del padrone e sposa il fascino discreto della borghesia, quello con il miraggio del benessere, quello che ha la presunzione di monetizzare e, perciò, pretendere tutto. La proletaria "buona", al contrario, è l'unica a visitare una ragazza in coma e il goffo boyfriend ideale aspetta invano che la bella rifiuti le lusinghe del diavolo. L'ultimo sguardo di Zonca è per i volti dei poveri operai esclusi e "uccisi" dalla classe agiata ma non scorgiamo angeli né sogni, non moti umani né afflati lirici: l'ansia di "propaganda" dell'autore riduce lo studio delle persone vere in un'analisi della scacchiera e delle sue pedine. Meritata, invece, la Palma d'oro a Cannes per le due brave protagoniste.
