Criminale, Recensione

LA TRUFFA DEL SECOLO

Titolo OriginaleCarbone
NazioneFrancia
Anno Produzione2017
Genere
Durata104’

TRAMA

Costretto a dichiarare il fallimento della propria azienda e vilipeso da suocero e moglie per questo, Antoine Roca vuole truffare il fisco attraverso la banca del carbonio istituita dall’Unione Europea ma chiede un prestito iniziale a un arabo poco raccomandabile.

RECENSIONI

Olivier Marchal trae ancora spunto da un fatto di cronaca, ovvero il caso del 2008 in cui alcune persone truffarono l’Unione Europea per cinque milioni di euro (il titolo originale Carbone come Carbonio, che sarebbe stato un miglior titolo rispetto a quello qualunquista scelto dalla distribuzione italiana) e mette in piedi un’altra storia criminale (nel mondo degli affari, delle società fantasma, con tanto di ‘Montana Trading’ in onore di Scarface) che, però, non è un’altra delle “sue” storie criminali: non lo sono né i modi (fra tipo di commento sonoro e montaggio) né i temi sottesi (scontati anche nei proclami: “Solo gli onesti pagano di più in questo paese”), nonostante la citazione iniziale e finale di un proverbio arabo sull’autorevolezza di un uomo e nonostante o fatta la tara di preziosismi narrativi (la voce narrante di un morto) anche vezzosi, ammiccanti al critico di media statura. Qui fa lo stesso errore del suo lungo d’esordio Gangsters, dove allo stesso modo prendeva spunto da un fatto vero per romanzare a più non posso attraverso stilemi e stereotipi del cinema poliziesco e criminale hollywoodiano: in quella prima opera, almeno, c’era in nuce la sua poetica romantica di guardie e ladri che si confondono nell’etica. Qui la “marcia” Marchal è per lo più assente: se la medietà potrebbe comunque funzionare, l’escalation però muove da una parte iniziale stanca e spossante per poi assalire con scene inverosimili (l’amico ubriaco e violento che parla troppo e nessuno ferma) o cruente in successione, esagerando e sfiorando l’inverosimile (l’ex-moglie che, con l’aiuto di due amiche, va a picchiare la modella), accelerando il ritmo a tal punto da dimenticare di contestualizzare (tutta la sequenza con il protagonista che va a uccidere il suocero e a distruggere le prove).