TRAMA
Virginia: ex-promessa del football, licenziato, separato e con figlia, Jimmy Logan propone al fratello Clyde, che ha perso un braccio in Iraq, un colpo grosso all’autodromo sede della gara NASCAR. Per violare il caveau, hanno bisogno di far evadere Joe Bang.
RECENSIONI
Ritorno di Steven Soderbergh al grande schermo, abiurato nel 2013 per ingerenze del sistema produttivo: sulla scia opposta di Ocean's Eleven (citato), un altro progetto di/su Channing Tatum, produttore e fonte autobiografica (giocatore di football mancato per rottura del ginocchio, divenne lo spogliarellista di Magic Mike). Fra America “country”, fiere di paese e amore per John Denver tramandato ai figli, la ‘rapina dei bifolchi’ s’iscrive, anche, nel filone del dramma dei padri separati (“Take me home, country roads” nel canonico momento accorato). Il Danny Ocean vincente indossa la maschera dell’outsider Jimmy Logan e punta ancora a fottere il Sistema che, in questo caso e fuor d’allegoria, non ha lasciato altra scelta (ma nel racconto manca l’innesco) a due fratelli “invalidati”: il Soderbergh che si gingilla con i generi ama identificarsi con i robin hood (“This is a work of fiction, nobody was robbed during the making of this film, except you”, sui titoli di coda), fino al (quasi) nonsense della distribuzione di contanti agli ignari comprimari della rapina. Il tutto si specchia, anche, con quello che sta cercando di fare da anni per conservare l’indipendenza creativa: in questo caso, i divi hanno partecipato ai profitti di un film con diritti prevenduti oltreoceano, distribuzione propria su suolo americano (società Fingerprint Releasing) e marketing sottratto alle major. Maledetti dalla sfortuna, i Logan piegano il predeterminato (forse: il finale è aperto) con l’ingegno, alla stregua di Soderbergh che s’avvale della sceneggiatura della sconosciuta Rebecca Blunt, talentuosa nel pennellare i personaggi (l’addolorato Adam Driver), sagace nelle situazioni buffe (l’alibi morale per l’ossigenato Daniel Craig; il contatto fantasmico vestito da orso; la rivolta in prigione per “Il Trono di spade” incompiuto), fine nell’irrisione con morbidezza pungente da commedia classica. Dopo i tasselli preparatori (di cui non è spiegata la funzione: saranno efficaci), nella seconda parte è protagonista la sola rapina, con imprevisti, dinamiche fra l’ingenuo e il genio (il rientro in prigione da pompieri) e flashback rivelatori improduttivi (rivedere la rapina non espone, come desiderato, la scaltrezza del protagonista).