TRAMA
Il villaggio è privo di acqua e le donne devono assicurare l’approvvigionamento quotidiano, il tutto nella totale indifferenza dei signori uomini. Non resta che una soluzione.
RECENSIONI
Dopo Il concerto, nuovo film per Mihaileanu e nuovo ingorgo di personaggi, situazioni, affetti e manie, ingorgo che avrebbe tutto per generare un universo frastornante e disomogeneo, ma fresco e vitale, e invece si appiattisce in una sequela di insipidi quadretti, per la mancanza di un progetto o anche solo di un'idea registica in grado di sostenere e arginare cotanta materia. La tragedia venata di rosa, impalcabile e cruda e al tempo stesso delicata e ineffabile (a partire dall'indeterminatezza dello sfondo, fiabesco quanto universale), annaspa in una messinscena ruffiana e patinata, specie di compromesso paratelevisivo tra Annaud e Ozpetek, (ir)risolto nel segno, quanto mai velleitario, di un'essenzialità che fatalmente si scontra con gli intenti didascalici (la rhesis dell'anziana bagnante, l'indifferenza e il cinico opportunismo dei politicanti) e con le allusioni volenterosamente 'alte' (Aristofane, nientemeno), troppo insistite per non risultare fastidiose. Sopravvive la grazia di un pugno di sequenze musicali (la prima su tutte): davvero poco, per un progetto così ambizioso. La sorgente dell'amore (ossia delle donne, nella ben altrimenti densa versione francese) testimonia non solo un'ispirazione tendenzialmente arida, ma una riluttanza al cesello che autorizza le più fosche previsioni circa l'evoluzione di un autore che è già la maniera di se stesso, e una maniera svogliata.