TRAMA
1860: un chincagliere di Parigi, sua moglie, la figlia e il promesso sposo di quest’ultima passano il weekend in campagna. Due bulli canottieri del posto prendono di mira le due donne.
RECENSIONI
Per trasporre il racconto breve ‘Una scampagnata’ (1881) di Guy de Maupassant, Jean Renoir opta per un metraggio altrettanto breve, inondandolo del suo realismo poetico, dei multipli irradiamenti di luce (nonostante, fuor di metafora, le nuvole impreviste sul set) che solo la parola scritta può nascondere, di notevoli invenzioni registiche per evocare anche la pittura impressionista (e suo padre Auguste), il cui zenit si trova nelle immagini del temporale. Il raccontare soave ed elegante amalgama elementi umani e naturali, con toni che vanno dallo sciocco al disinvolto: non c’è traccia, ad esempio, d’ipocrisia e/o spensieratezza alleggerente nella descrizione delle attrazioni sessuali. Girato sulle rive del Loing, presso Marlotte, dove Renoir aveva realizzato anche La Ragazza dell’Acqua (1925), chiama a raccolta amici e parenti, sia davanti alla macchina da presa (il fotografo Henri Cartier Bresson, il romanziere Georges Bataille, lo sceneggiatore Pierre Lestringuez), sia dietro (fra i collaboratori: Jacques Becker, Luchino Visconti, Yves Allégret, Claude Heymann). Con tali qualità e premesse, allora, è un peccato che l’opera non si sia chiusa a dovere a causa delle molte difficoltà (climatiche, economiche) e degli screzi del regista (che abbandonò il set) con Sylvia Bataille. Rimasto incompiuto, il film venne affidato nel 1946 a Marguerite Houllè-Renoir (compagna del regista nel decennio precedente) affinché montasse le quattro ore di girato: la produzione aggiunse didascalie di raccordo. In Italia uscì solo nel 1962 come episodio de Il Fiore e la Violenza (accanto all’episodio inglese de I Vinti e ad un documentario di François Reichenbach).
