Drammatico, Streaming

LA SALA PROFESSORI

Titolo OriginaleDas Lehrerzimmer
NazioneGermania
Anno Produzione2023
Durata98'
Fotografia
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Carla Nowak, un’insegnante idealista, cerca di risolvere una serie di furti nella sua scuola. Un semplice gesto però provoca una reazione incontrollata che porterà a conseguenze imprevedibili e difficili da gestire anche tra i suoi alunni.

RECENSIONI

IMPARA LA LEZIONE

Lucky Red - La sala professoriNuova arrivata in una scuola secondaria in Germania, la professoressa Carla Novak adotta sul lavoro un comportamento di ostinata correttezza nei confronti sia degli alunni sia degli insegnanti (rifiuta di parlare in polacco, la sua lingua madre, con un collega connazionale, per integrarsi, per non essere estranea). La sua ossessiva ricerca di onestà sembra riflettersi nelle lezioni che impartisce ai suoi studenti: insegna educazione fisica (facendo fare esercizi che mettano in pratica lo spirito di collaborazione) e matematica, linguaggio universale, democratico, rassicurante materia nella quale a un dato problema corrisponde un risultato, dopo tutto i numeri non mentono. Forse. Perché, come nell’esercizio che spiega, 0,9 periodico è, in realtà, uguale a 1. Sono lo stesso numero, hanno lo stesso valore, eppure si scrivono in due modi differenti, non appaiono identici. Quanto è fragile, allora, la verità? Ecco, nella spasmodica ricerca di verità e giustizia s’aggroviglia l’operato di Carla in La sala professori, lungo diretto dal turco-tedesco Ilker Çatak, che segue il lento deflagrare di una situazione critica tra le mura di una scuola - come nel capolavoro di Laurent Cantet, La classe - Entre les murs, il regista racconta qui una società in miniatura, specchio di quella esterna, con le sue gerarchie, regole, contraddizioni. Infatti, per contrastare una serie di piccoli furti, la prof Novak (che condivide curiosamente il cognome con un’altra maestra, quella estremista, rigorosa del coevo Club Zero di Jessica Hausner) si oppone ai metodi poco ortodossi dei colleghi, che interrogano i ragazzi spingendoli a fare la spia, con conseguenze alimentate da antipatie e pregiudizi (i primi sospetti ricadono infatti su un compagno di origini turche). Decide quindi di indagare da sola: vuole fare la cosa giusta, come la prof di The Lesson - Scuola di vita di Kristina Grozeva e Petar Valchanov, ma il suo gesto - riprendere con la fotocamera del computer il potenziale colpevole -, compiuto in buona fede, le si ritorce contro, catapultandola in un claustrofobico labirinto (il formato in 4:3 si fa opprimente), in un rompicapo irrisolvibile dove giusto e sbagliato si mescolano in continuazione, come le facce multicolore del cubo di Rubik.

Così Carla diventa presto vittima, guardata con diffidenza dagli insegnanti - anche lei ladra con il suo video rubato di nascosto, che viola la privacy -, additata come responsabile di un progressivo peggioramento degli equilibri interni di quel microcosmo, eletta a capro espiatorio verso cui riversare le frustrazioni accumulate (ogni società, piccola o grande, ha bisogno di un sacrificio per poter mantenere lo status quo, e allora vengono esposti alla pubblica gogna prima Ali, il ragazzo straniero, poi la professoressa spiona, infine il “genio ribelle” Oskar, figlio della segretaria accusata di furto). Nell’istituto di La sala professori si promuove, in apparenza, un modello educativo positivo, tollerante, aperto, dove di fronte a comportamenti scorretti c’è «tolleranza zero» - frase ripetuta come un mantra dalla preside -; eppure le storture si celano anche dietro “la scuola perfetta” (vedere l’inclusiva e progressista high school della quarta stagione di Sex Education), nella quale regna invece l’ambiguità (le azioni e intenzioni dei personaggi del film non sono mai nette, bianche o nere). Così, il dramma sociale-thriller di Çatak, candidato agli Oscar come miglior film straniero, passa al microscopio una comunità circoscritta, riduzione in scala del nostro mondo contemporaneo inzuppato nella post-verità, farcito di fake news, condito con paranoia, sfiducia, razzismo, in cui neanche le immagini sono affidabili: non è casuale che la prova regina per incastrare il criminale sia un filmato - peraltro parziale, si vede solo un pezzo di un indumento ma nessun volto -, utilizzato da una parte come documento incontrovertibile, dall’altra come possibile strumento di controllo e sorveglianza. L’unico barlume di umanità, di comprensione, di empatia brilla nell’azione finale di Carla Novak, che sceglie di stare dalla parte degli studenti, abbassandosi alla loro altezza, e che si siede nell’aula vuota di fronte al suo pupillo, in un’ultima lezione di solidarietà.