TRAMA
1550 anni fa Eric, figlio di un fabbro, conosce e ama la regina Brunilde d’Islanda. Con una spada forgiata con un meteorite, riesce a sconfiggere il drago e s’impossessa dell’oro dei Nibelunghi, che l’animale custodiva insieme ad una maledizione.
RECENSIONI
Da tempo più attivo in Televisione che al cinema, specializzandosi in kolossal in costume e fantasy (vedi Le Nebbie di Avalon, Giulio Cesare), il regista di Cristiana F. affronta il Nibelungenlied, meraviglioso poema germanico del XII/XIII secolo, impregnato di mitologia scandinava e tragedia greca, la cui miglior versione al cinema resta quella muta di Fritz Lang (più per meriti iconografici che drammaturgici). Fatta la tara di tutti i limiti che hanno la maggior parte delle produzioni pensate per il piccolo schermo, fra esposizione dei fatti basica/schematica e preponderanza della spettacolarità bandendo i “tocchi di classe” (dialoghi compresi), questa versione easy-popolare ha il merito di restituire la bellezza e l’impatto emotivo del racconto, rielaborando in modo personale il mito anche con trovate intriganti (Sigfrido e Brunilde come ultimi baluardi degli Dei morenti, mentre il cristianesimo avanza). Funziona come dramma dell’eroe, come atto romantico senza lieto fine e per meriti forse incidentali: bandendo qualsivoglia lirismo, attenendosi, bene, al mero racconto degli eventi, Edel ben caratterizza il buon cast opzionato (qualche remora solo su Sigfrido che, dopo la pozione, si trasforma in un emerito imbecille) ma non poteva andargli meglio con la figura fondamentale della tragedia, Brunilde, perché Kristanna Loken, che la interpreta, è bella, brava, tanto tenera in amore (avvinghiata a Sigfrido nel cratere del meteorite) quanto furiosa in battaglia. Originariamente trasmesso in due parti per 184 minuti, ma esiste anche una versione più breve di 140’. In televisione è andato in onda anche con il titolo The Ring And The Dragon – La Leggenda Dei Nibelunghi.
