TRAMA
Decisa a suicidarsi, Adèle sta per gettarsi da un ponte. È allora che incontra Gabor, lanciatore di coltelli in cerca di un’assistente.
RECENSIONI
Ci sarebbe più di una ragione per sparare a zero contro questo film: plot e caratteri da fotoromanzo, un cast imbambolato quanto fotogenico, la patina glam religiosamente spalmata su ogni centimetro quadrato di celluloide. Ma l’arte (o il mestiere, il che è lo stesso, nel caso in questione) di Leconte consiste esattamente in questo: partire da un materiale ai limiti dello stereotipo ed esplorarlo con occhio acuto ed elegante, capace di flirtare con banalità letterarie e bozzetti kitsch senza diventarne preda e di costruire una messinscena irreprensibile, la cui freddezza apparente è la maschera di un pudore (di un amore?) taciturno e lunare quanto gli antieroi fuori posto prediletti dal regista. Se LA FILLE SUR LE PONT deborda a tratti (soprattutto nella sezione finale) in una frigidità visivamente sterile (non diversamente da quanto si verifica nella più recente opera del regista, CONFIDENCES TROP INTIMES), lo scabro incipit confessionale delinea con innegabile efficacia il clima morbido e opprimente della pellicola, mentre la parte centrale, tinta d’ironia macabra (i dilanianti coiti a distanza), gioca le proprie carte con studiata leggerezza e – non di rado – colpisce il bersaglio. Un film minore? Innegabile. Come il suo charme.