Recensione, Western

LA PROPOSTA (2005)

Titolo OriginaleThe proposition
NazioneAustralia
Anno Produzione2005
Genere
Durata104’

TRAMA

Nell’Australia selvaggia del 1880 che sogna di civilizzare, il capitano inglese Stanley fa una proposta a uno dei fratelli della banda Burns: risparmierà il fratello minore catturato in cambio della consegna dell’elemento più violento, Arthur. Ma la comunità chiede comunque una punizione esemplare per il primo.

RECENSIONI

Ci voleva il decadente, romantico, disperato cantore di murder ballads Nick Cave (che da tempo collabora con John Hillcoat per cinema e video musicali) per riportare in auge con la sua sceneggiatura il western maledetto, anni settanta, alla Peckinpah (sporcato da toni alla Cormac McCarthy). Un western che ambisce, con successo, anche a molto di più: dietro le righe, si racconta la nascita “etica” dell’Australia, che non è certo figlia dell’esercito britannico, colpevole di eccidi razzisti, più crudele dei fuorilegge cui dava la caccia, né di questi ultimi, per quanto “poetici” e istruiti, perché drogati di libertà totale, fino alla violenza più ingiustificata. L’anima australiana discende dal personaggio di Guy Pearce, una via di mezzo (infatti mediano fra i tre fratelli) che abbandona l’aggressività fine a se stessa ma non sposa nemmeno quella ammantata di Civiltà. A livello estetico, Hillcoat fa grande cinema: estremamente crudo da un lato, parimenti lirico dall’altro, con un apporto fondamentale del commento sonoro. Le altre due direttrici verso cui muove sono la dettagliata ricerca storica su usi e costumi e la ricerca di uno sguardo “magico” sulla Natura, per una sorta di “esoterismo” che da sempre contraddistingue il “western” australiano da quello americano.