Poliziesco, Recensione

LA PROMESSA (2001)

Titolo OriginaleThe Pledge
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2001
Durata124'
Tratto dadal romanzo omonimo di Friedrich Durrenmatt
Fotografia
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Jerry Black, ispettore di polizia, il giorno del pensionamento promette a una madre disperata di trovare l’assassino della figlia.

RECENSIONI

Il bellissimo libro di Durrenmatt dal quale è tratto il film recava come sottotitolo "un requiem per il romanzo giallo" in quanto, smontando sistematicamente l'impianto razionale che regge questo tipo di opera, l'autore vi inseriva le componenti del Caso e della Fatalità che nella realtà vengono a deformare il percorso lineare (e utopico) della Logica. La caratteristica principe del testo si ritrova nel film di Penn che, puntando sull'umana ossessione del protagonista, sulle atmosfere e le sfumature, e poco su quelli che sono i tradizionali dogmi del genere (caratteristica accuratamente rimossa nel fuorviante trailer italiano) rivolta lo schema di riferimento, curva le rette, appanna la scintillante, consueta coerenza facendo dell'antiromanzo di riferimento un antithriller.
Penn, alle prese con un film di personaggi più che di storie (e in quest'ottica si giustifica la scelta della truppa di attori di nome che appaiono nel corso della pellicola) non casca nella trappola di un'anonima antispettacolarizzazione, ma sposa in pieno l'intento di una rappresentazione autenticamente intimista e sottotono. Il film ha una prima parte ben costruita ma non sempre convincente: l'autore, infatti, non risparmiando ingenui poeticismi e qualche forzatura didascalica, ingarra più di una volta il registro giusto (la bellissima scena nell'allevamento di polli), altre volte perdendosi e risultando molto meno efficace. La seconda parte, irrisolta e un po' nebbiosa, giocando con un facile risvolto sentimentale, non riesce a rendere appieno l'incandescenza della materia: il dilemma morale di un protagonista che oscilla tra amore e senso di giustizia drastico al punto da tingersi di perverso cinismo. Controverso e discontinuo, il film è oggetto da non sottovalutare perché in esso il regista non ha paura di osare, muovendosi con lentezza ai limiti della tragedia senza affondarci, facendo risuonare alte le note dell'ambiguità, maneggiando stereotipi con innegabile consapevolezza critica. Jack Nicholson, trattenuto e dolente, uomo incompreso, pronto a mettere in gioco dignità e affetti per tener fede al suo proposito, è da applauso ma non meno memorabili i contributi dei colleghi: da Robin Wright Penn, a Helen Mirren e Mickey Rourke, da Benicio Del Toro a Vanessa Redgrave che illumina lo schermo regalando cinque minuti di assoluta magia. Penn si rivela regista in visibile crescita e domani potrebbe sorprenderci davvero.