LA PROMESA

Anno Produzione2004

TRAMA

A Gregoria sarebbe sempre piaciuto chiamarsi Celia, avere dei bambini e un buon marito, avrebbe voluto una vita migliore. L’incontro casuale con uno sconosciuto le rivela l’esistenza di un santuario nel quale “si deve andare da vivi, o da morti”. Decide di dare un taglio alla vita presente: la morte del marito fa scattare la sua schizofrenia latente, cambia aspetto e scappa -con una nuova identità- nel nord della Spagna. Ora si chiama Celia e accudisce un bimbo di una ricca famiglia della Galizia. Le voci sulla casa contaminano a poco a poco il mondo di Celia…

RECENSIONI

Domestica Follia

Una donna non più giovane vive nell'ossessione del peccato, rimpiangendo il figlio che non ha avuto, insieme a un marito che la denigra in continuazione arrivando anche a picchiarla. Un incontro casuale darà forma e concretezza alla sua voglia di rivalsa. La prima parte del lungometraggio di Héctor Carré è ben condotta e crea premesse coinvolgenti permettendo allo spettatore di entrare in empatia con la protagonista, una donna provata dalla vita, psicologicamente disturbata e con il comprensibile bisogno di essere amata. A facilitare la scorrevolezza del racconto, la suggestiva ambientazione in Galizia, tra le montagne a picco sul mare del nord della Spagna, e la potenza evocativa del tema musicale di Suso Rey e Manuel Varala. Oltre, ovviamente, alla forte presenza scenica di Carmen Maura, espressiva e credibile nelle pieghe con cui sgualcisce il personaggio a cui dà vita. Il problema è che le premesse restano tali e non trovano sviluppo adeguato, arrivando a un punto morto in cui le forti aspettative create di dissolvono in scelte dall'apparenza risolutiva ma dalla sostanza confusa. Cade così nel nulla il misterioso passaggio segreto all'interno della grande casa, si svuota di significato il fanatismo religioso della protagonista (così come l'efficace tamburellare delle mani anticamera del delirio), perde mordente la connotazione geografica e si svalutano personaggi di contorno invece interessanti (il pittore mentore della protagonista, il marito, il prete), fino a un finale pasticciato che appiana i conflitti senza risolverli. Il mestiere c'è e si vede (Héctor Carré è stato assistente alla regia di Steven Spielberg e Terry Gilliam), ma non è sufficiente per dare nutrimento a un film che parte bene ma finisce per perdersi per strada, sbandando clamorosamente nell'epilogo.