TRAMA
Tiana è una ragazza povera con un unico grande sogno: riuscire ad aprire il ristorante che suo padre aveva sognato per tutta la vita. Naveen invece è un principe perdigiorno. Quando un incantesimo lo trasforma in un ranocchio il principe ha assoluto bisogno del bacio di una principessa.
RECENSIONI
Ottime premesse per la nuova avventura Disney in animazione 2D: il ritorno di Ron Clements e John Musker, i registi che hanno firmato i due film più belli e divertenti della moderna produzione Disney, La sirenetta e Aladdin. Pellicole in cui il ritmo, l’ironia ed il romanticismo trovavano perfetta armonia dando vita a rutilanti, ispiratissime giostre colorate. Non sarebbe bastato nulla di meno per rinverdire la preziosa e suggestiva tradizione del 2D, frettolosamente accantonata di fronte ai prodigi del computer ed ai risultati deludenti di pellicole non all’altezza. La favola di partenza, Il principe ranocchio dei Grimm, è solo una vaga fonte di ispirazione su cui si costruisce altro. Una favola spiritosa ambientata nella New Orleans nell’era d’oro del jazz. Niente di più lontano dalle classiche atmosfere fiabesche, insomma, e dagli scenari in cui avveniva originariamente la metamorfosi del principe. Ma è soprattutto apparenza. In questo musical a metà il male assume le forme del voodoo – perché in fondo all’elemento magico non si può rinunciare –, i personaggi continuano a dividersi tra nobili e plebei e poveri e ricchi, i temi in gioco restano quelli dei sogni e delle aspirazioni, in un cammino che porterà a palesare il primato, su tutto, dell’amore. Con questi ingredienti il fatto che alcuni dei protagonisti, e soprattutto la principessa, siano di colore, alla fin fine poco conta (sia chiaro che non si tratta della volontà di cavalcare l’ondata Obama perché la preparazione del film era iniziata ben prima). Anche sul piano dei contenuti si conferma la continuità con la linea moderna adottata dalla Disney (dall’animazione, in generale): le eroine sono sempre impegnate a dimostrarsi più attive e di maggior personalità dei loro corrispettivi maschili, l’emancipazione femminile non è minimamente in discussione. Non lo è neppure, d’altra parte, la centralità della famiglia.
Guardando ai risultati, i marchi di fabbrica della migliore Disney e dei due registi si riconoscono nell’andamento serrato della narrazione, nella cura della sceneggiatura e in una concezione esplosiva dell’intrattenimento fatta di stimoli, sentimenti e comicità. Il prodotto risulta però meno convincente, meno divertente ed ispirato dei suoi predecessori. Colpa di un insieme di elementi: il cattivo di turno ha poco nerbo (la sua psicologia è completamente trascurata), i comprimari comici reggono così così, la storia è abbastanza esile. L'alligatore, ad esempio, non supera il confronto con granchi, geni, uccelli rimbambiti che in passato avevano ravvivato i migliori classici animati. La lucciola è già meglio, ma in fondo le presenze animali questa volta scompaiono di fronte a quel vero colpo di genio che è l'aspirante principessa. Con i suoi abiti in tulle da meringa rosa ed il suo sdilinquirsi su un sogno tanto romantico quanto a portata di portafoglio, è lei il personaggio più memorabile del film. La protagonista è una testarda ed infaticabile lavoratrice senza grilli per la testa, il principe uno scapestrato donnaiolo e nullafacente che si è fatto diseredare dai genitori, tentativi di sfuggire ai luoghi comuni della fanciulla e dell’eroe. Ma entrambi si riscattano in fretta dalla propria originalità, per irreggimentarsi nei canoni della favola. Anche la colonna sonora è deludente, probabilmente anche perché il jazz è poco congeniale a Randy Newman. Manca così quell’effetto trascinante che tanto caratterizzava i migliori film animati. La principessa e il ranocchio è poi affetto in alcuni punti da un eccesso di miele: il rapporto di Tiana con il papà, in particolare, ma si sarebbe anche potuto evitare di sottoporre agli spettatori, nel finale, il principe “cameriere per amore”. I disegni sono belli, e coloratissimi come da tradizione. Dimostrano che c'è ancora bisogno del disegno classico. Come già osservato in passato, però, le facce dei protagonisti dei Disney sono sempre praticamente uguali. Come tentativo di rilancio dell’animazione 2D, questo film “carino” nella sua medietà rischia però di non distinguersi in quel mare che è l'attuale offerta di animazione e lasciare poca traccia.