TRAMA
Italia, oggi: Martina, straniera sposata con Marco, un avvocato italiano, vuole tornare a vivere nel suo paese con il figlio Mateo, ma questa scelta escluderebbe suo marito. Dopo un periodo lacerante, Martina decide di scappare insieme a Mateo e si reca nel suo paese facendo perdere ogni traccia.
RECENSIONI
In una terra in cui non pare esserci più futuro, la nostra Italia in piena crisi, una donna straniera (di un paese sudamericano che non viene mai nominato) è oramai preda della depressione, dell'insoddisfazione, di un senso di vuoto e angoscia che la sta spingendo alla fuga. Ma è sposata e ha un figlio. La distanza che separa i due coniugi sembra ingigantita dal dramma interiore che la donna vive e che la conduce a prendere una decisione egoistica. Il film allora si rivela, specularmente, il dramma di un padre che si ritrova solo e che rincorre moglie e figlio in Sudamerica, si ritrova di fronte a dilemmi tragici e che, messa da parte la tentazione di rendere la pariglia, oppone, alle scelte estreme della moglie, argomenti fondati sulla ragione e il legittimo sentimento.
Vincenzo Marra continua a narrare del contemporaneo con occhio empaticamente sociologico, senza farsi prendere dalla tentazione del poeticismo, ma preferendo un'essenziale, anche scabra, resa del gioco narrativo, il suo cinema realista nutrendosi delle stesse dinamiche che caratterizzano i suoi (bellissimi) documentari. Lo si vede, in particolare, dal modo in cui vengono descritte le istituzioni: mai mitizzate, mai consegnate a immagini stereotipate o a canoni prevedibili, ma sempre rappresentate attraverso il dato concreto delle persone che le incarnano, siano esse illuminati, mediocri o meccanici interpreti di una burocrazia puntualmente arida e spietata. Marra, insomma, sa di cosa parla, non ragiona per convenzioni o immagini letterarie, ma sempre sulla base di un confronto reale con le situazioni. Ed è su questo confronto che cesella coraggiosamente il suo lavoro, mai sull'abbellimento drammaturgico, il preziosismo di scrittura o l'effettismo di convenienza.