TRAMA
Un giovane uomo viene mandato a “La Maca”, una prigione nel cuore della foresta ivoriana controllata dai prigionieri stessi. Allo spuntare della luna rossa, il Boss lo designa come il nuovo “Roman” a cui spetta il compito di raccontare una storia agli altri prigionieri. Dopo avere scoperto il destino che lo attende, inizia a raccontare la vita del leggendario fuorilegge “Zama King”, e non ha altra scelta se non protrarre il suo racconto fino all’alba.
RECENSIONI
Come un novello Shahrazad, c’è un cortigiano che, per aver salva la vita, dovrà affabulare con una storia che dura fino al mattino. Il suo pubblico non è il sultano di un antico impero ma il monarca eletto dai prigionieri della Maca, carcere-mondo in cui prospera una civiltà autarchica, tra la bidonville della capitale ivoriana e le propaggini estreme della foresta pluviale. Un impianto da prison movie tesissimo - con le gerarchie e le lotte intestine, gli scontri tra gang e i secondini che fingono di non vedere - scolora e si dilata fino ad accogliere nelle sue maglie abissi di storie nelle storie, fino a diventare laboratorio aperto di letteratura popolare. Roman - così è ribattezzato, naturalmente, il narratore riluttante - sceglie di raccontare le gesta straordinarie Zama King, leggendario prigioniero passato dalla Maca, e ne fa, ad ogni nuovo invito dell’uditorio, una storia diversa: epopea gangster, mito fondativo dell’eroe eponimo, origin story di un gangster africano, leggenda fantasy vivificata da magie ancestrali. Quel che conta è che, negli slum delle metropoli contemporanee o negli antichi potentati africani, la storia ubiqua e potenzialmente infinita di Zama King nasce dall’improvvisazione così come dalla memoria collettiva, dal menestrello così come dal suo uditorio. Il risultato è la messa in scena di un processo creativo, la traduzione per immagini di un’antichissima fase orale in cui aedo e pubblico cuciono insieme i versi di un poema epico in divenire.